Lo spazio comune della lista Tsipras
C’è chiaramente un grande spazio, addirittura maggioritario, politico prima ancora che elettorale, che aspetta di essere occupato. È quello compreso tra l’appiattimento sui vincoli imposti dalla [/ACM_2]governance europea, ribadito, alle […]
C’è chiaramente un grande spazio, addirittura maggioritario, politico prima ancora che elettorale, che aspetta di essere occupato. È quello compreso tra l’appiattimento sui vincoli imposti dalla [/ACM_2]governance europea, ribadito, alle […]
C’è chiaramente un grande spazio, addirittura maggioritario, politico prima ancora che elettorale, che aspetta di essere occupato. È quello compreso tra l’appiattimento sui vincoli imposti dalla [/ACM_2]governance europea, ribadito, alle ultime elezioni, dalla coalizione «Italia bene comune» e, soprattutto, dalla partecipazione del Pd a ben due governi consecutivi che hanno cercato in quella obbedienza la loro legittimazione, da un lato. E, dall’altro, la rivendicazione di un recupero della sovranità nazionale che vede nell’abbandono dell’euro la via di uscita dalla crisi.
In realtà l’abbandono dell’euro prefigura il crollo o un esautoramento di tutta la costruzione dell’Unione Europea. È una rivendicazione che accomuna, seppur con motivazioni e finalità opposte, le spinte populiste del liberismo esasperato come quello del raggruppamento tedesco Alternative für Deutschland, gli schieramenti di estrema destra e razzisti come quelli lepenisti in Francia e leghisti o berlusconiani in Italia, le tematiche agitate ripetutamente dal movimento Cinque stelle, ma anche qualche frangia di estrema sinistra: sia in Italia che in altri paesi europei.
Quello spazio è di chi ritiene che le battaglie decisive oggi si combattono in Europa e non ritraendosi da essa e di chi intende battersi per la democratizzazione radicale dei suoi istituti, per una rinegoziazione del debito dei paesi messi sotto scacco dalle istituzioni finanziarie dell’attuale governance e per l’abrogazione dei trattati che hanno determinato questa situazione.
Quanto ampio sia questo spazio l’ha mostrato venerdì sera un sondaggio presentato nel corso della trasmissione Ottoemezzo a cui ha partecipato Alexis Tsipras: la maggioranza del campione consultato, sia nel suo complesso che disaggregato tra orientamenti di sinistra, cinque stelle e astenuti, è decisamente favorevole a questa terza soluzione. Lo confermano d’altronde la risposta inedita all’appello per la formazione di una lista unitaria e apartitica a sostegno della candidatura di Tsipras alla presidenza della commissione europea (20.000 firme raccolte in 15 giorni nel più assoluto silenzio della stampa mainstream) e l’accoglienza entusiastica che una vera e propria folla convenuta al teatro Valle occupato ha tributato alla sponsorizzazione di questo progetto da parte di Tsipras, che ha accettato di unirsi ai garanti della lista come suo settimo – in realtà primo – membro.
Questa terza prospettiva non è nata adesso; è stata costruita in anni e anni di lavoro e di lotte, difficili e spesso misconosciute o fraintese -alla ricerca di uno spazio politico che consentisse la realizzazione dei loro obiettivi e la generalizzazione delle loro pratiche. Ma aspettava le condizioni per essere raccolta e tradotta in un progetto che, certo non ne esaurisce né riassume le potenzialità ma può rappresentare un primo e importante passo per offrire un punto di riferimento unitario e di valenza europea a milioni di lavoratrici e lavoratori, di disoccupati e disoccupate, di giovani precari, di pensionate e pensionati come di chi è rimasto senza lavoro né pensione.
Molti passi importanti sono già stati compiuti per arrivare a questo primo risultato; molti altri, ancora più impegnativi, dovranno ancora essere fatti. Non solo perché il compito è immane, a partire dalla raccolta delle firme, dal finanziamento della lista con i soli contributi dei suoi sostenitori, dalla necessità di convincere molti autorevoli firmatari dell’Appello ad accettare anche l’onere di una eventuale candidatura.
Ma anche perché il timore di molti e, in realtà, il rischio effettivo, che rivendicazioni identitarie o la tentazione di trasformare questo progetto in un salvagente per garantire la continuità di qualche organizzazione (una invariante che è stata all’origine dei molti fallimenti della sinistra nel corso degli ultimi anni,) possono sempre ripresentarsi.
Nei confronti di questi timori e di questo rischio, tuttavia, la disponibilità di Tsipras ad aggiungere il suo nome a quello dei garanti (Barbara Spinelli, Andrea Camilleri, Paolo Flores D’Arcais, Luciano Gallino, Marco Revelli e il sottoscritto) condividendo pienamente lo spirito e gli obiettivi di questo progetto, rappresenta un valore aggiunto decisivo.
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