Lo Show di Meloni alla Masseria Vespa: «Il Mes è uno stigma»
Destra La premier e mezzo governo nella tenuta pugliese del giornalista Rai. Telefonata di Berlusconi dal San Raffaele: «Solo esami preventivati»
Destra La premier e mezzo governo nella tenuta pugliese del giornalista Rai. Telefonata di Berlusconi dal San Raffaele: «Solo esami preventivati»
Si chiude con una telefonata particolare la giornata di Giorgia Meloni, iniziata a Manduria, dove aveva pernottato in casa Vespa per prestarsi poi all’intervistona del mattino. La premier parla con Silvio Berlusconi, tornato all’improvviso al San Raffaele. «Esami preventivati, nessuna criticità o allarme» recita il bollettino medico e la telefonata serale sembra confermare.
DI BIANCO vestita, a Manduria, Giorgia Meloni si sente a casa e si vede. Rilassata, drastica, a tratti feroce. I fuochi d’artificio, nell’intervista alla Festa di e da Bruno Vespa, arrivano quando la premier strapazza la segretaria del Pd: «Se il nuovo corso del Pd è continuare nella strategia che li ha portati alla sconfitta chi sono io per oppormi? Ci accusa di autoritarismo chi difende quelli che hanno impedito a una ministra di presentare il suo libro. Se la segretaria del Pd non distingue il dissenso dalla censura allora è segno che un problema di autoritarismo lo abbiamo davvero». È colore e sceneggiata da comizio ma è anche il segno che la premier annusa l’odore del sangue, avverte la debolezza , in questo momento, della rivale numero uno e azzanna. La drammaticità è invece delegata al racconto della telefonata con la madre di Giulia Tramontano, che visibilmente ha colpito davvero la premier anche se l’intervistata non rinuncia a usarla per tirare acqua al suo mulino e alla sua propaganda familista, discettando sulla morte del bimbo in grembo all’assassinata.
L’INTERVISTA è uno show, nel quale però la premier trova modo di inserire passaggi invece sostanziali. Il più drastico riguarda il Mes: «La penso come sempre: ratificarlo ora sarebbe una scelta stupida. Nessuno lo prenderebbe mai, nessuno ha chiesto il Mes sanitario. Il Mes è uno stigma». Con l’Europa che aspetta sempre più spazientita la ratifica di Roma, ultima firma necessaria per varare la riforma del Fondo Salva Stati, sono parole pesantissime e probabilmente, almeno fino alla definizione delle nuove regole europee, definitive.
ALTRETTANTO decisa la posizione sulle riforme istituzionali: «Io confido nel senso di responsabilità delle opposizioni. Ma se vogliono continuare ad andare al governo senza aver vinto le elezioni chiederemo agli italiani cosa ne pensano con il referendum». È una sfida aperta. L’opposizione, soprattutto quella targata Pd, conta sulla mancanza della maggioranza qualificata, e dunque sull’obbligatorietà del referendum confermativo, per costringere il governo a rinunciare all’elezione diretta del premier in cambio di una ampia maggioranza favorevole al rafforzamento dei suoi poteri, al cancellierato. Il calcolo della leader della destra è opposto: nonostante i precedenti infausti, in particolare quello della riforma Renzi, è convinta che una campagna elettorale tutta centrata sulla contrapposizione tra il far scegliere il premier i cittadini oppure alle manovre dei partiti le garantirebbe una vittoria schiacciante. Forse ha ragione e forse no ma senza dubbio l’argomentazione ha una presa propagandistica fortissima.
CHIARITO CHE non arretrerà sul premierato, la dama bianca paga il suo obolo alla Lega confermando anche l’autonomia differenziata, per la gioia di Calderoli che esulta: «Ha detto bene il presidente Meloni, ripetendo che con questa riforma non si toglie niente a nessuna Regione ma si applica il principio per cui se una Regione gestisce bene le risorse può avere altre materie da amministrare». Qui però il percorso sarà più accidentato perché i primi a non crederci sono proprio i Fratelli tricolori di Giorgia. Se si arrivasse a un referendum abrogativo l’esito sarebbe molto più incerto.
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