Visioni

Lo sguardo di una donna che trasformò se stessa in icona

Lo sguardo di una donna che trasformò se stessa in iconaSandra Milo e Gigi Sabani – foto Ansa

Specchi riflessi La morte a 90 anni di Sandra Milo. Lei non recitava un personaggio ma era così di natura, quindi unica

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 30 gennaio 2024

Come in un caleidoscopio che, attraverso un gioco di specchi, moltiplica le strutture, così ci appare Sandra Milo, mai uguale a se stessa, eppure sempre lei stessa, ostinata a ignorare il tempo che marca il corpo, ma insieme profondamente a suo agio con gli inevitabili segni dell’età, solare come una ragazza felice e insieme consapevole degli anni che aveva.Il volto, la voce, il sorriso di Sanda Milo sono, erano, come un miraggio. La vedevi, la guardavi, la ascoltavi e nello stesso tempo ti chiedevi se era vera o un’illusione, se era come sembrava o se interpretava un personaggio, se i registi l’avevano scelta per l’aderenza al ruolo o se era lei a trasformare i ruoli a sua immagine e somiglianza. Sono poche le attrici che diventano icona. Nel caso di Sandra Milo le immagini iconiche sono addirittura due, una legata al cinema, l’altra alla televisione. A quasi sessant’anni dall’uscita (1965), sono indelebili il sorriso e la postura di lei in Giulietta degli spiriti dove Fellini la sveste di bianco e, fra veli, un cappello a cilindro e una gorgère, la fa dondolare su un’altalena bordata di fiori, la fa correre sul crinale di una collina, sulla pista di un circo, maliziosa e virginea, procace e fiabesca.

POI, L’8 GENNAIO 1990, mentre conduce su Raidue L’amore è una cosa meravigliosa e seduto accanto a lei, fra gli ospiti, c’è un giovanissimo Alessandro Gassman, arriva in diretta una telefonata in cui una voce di donna le dice «Sandra, ma che fai lì? Ma non sai che tuo figlio è stato ricoverato gravissimo al San Giovanni? È gravissimo per un incidente». La Milo, disperata, urla «Oddio chi parla? Oddio Chi è? Chi? Ciro? Dove, dove?». Poi, con le mani nei capelli corre via urlando «Oddio, oddio, oddio». Lasciati nel panico, e senza la conduttrice, autori e regia sospesero la trasmissione. Non era vero niente. Era uno scherzo, un pessimo scherzo, ma quei pochi secondi diventarono un tormentone trasmesso e ritrasmesso su Blob e su altri programmi, come la pietra miliare di una tivù che snuda se stessa trasformando la pseudo tragedia in farsa, dove l’attrice e conduttrice non recita ma mostra la verità di madre, talmente credibile che, in seguito, molti sospettarono che il tutto fosse stato orchestrato.

Quando, negli ultimi due anni, ha partecipato con Mara Maionchi Orietta Berti e poi Marisa Laurito alla trasmissione Quelle brave ragazze (Sky), la guardavi salire e scendere da aerei, pullmini, auto, fare e disfare valigie, partecipare a tour che solo in apparenza sono vacanze, fregarsene se la inquadravano in accappatoio, sotto luci impietose, ostinata a infilarsi in scarpe col tacco che facevano venir il mal di piedi solo a guardarle,

È NELLA TIVÙ che Sandra Milo ha trovato posto nella seconda parte della sua vita e vi ha fatto di tutto. Ha partecipato a trasmissioni trash, a talk show, a reality show (L’Isola dei famosi), a programmi a quiz, a ospitate, a programmi impegnati (Mixer). Ovunque portava se stessa, quel suo modo unico di essere donna, apparentemente svampita al limite dello svalvolato, truccatissima, sorridentissima, coloratissima, biondissima, con quella voce tutta di testa e nasale, sempre sul filo del rasoio che spingeva a domandarti «Ma ci è o ci fa?». Dopo un po’, quando la ascoltavi, capivi che tutto era tranne scema, anzi, e che nemmeno recitava un personaggio ma che era così di natura, quindi unica.
Quando, negli ultimi due anni, ha partecipato con Mara Maionchi Orietta Berti e poi Marisa Laurito alla trasmissione Quelle brave ragazze (Sky), la guardavi salire e scendere da aerei, pullmini, auto, fare e disfare valigie, partecipare a tour che solo in apparenza sono vacanze, fregarsene se la inquadravano in accappatoio, sotto luci impietose, ostinata a infilarsi in scarpe col tacco che facevano venir il mal di piedi solo a guardarle, avvolta in camicie leopardate e pensavi «Questa signora ha una storia complicata e lunga così, quasi novant’anni, acciacchi sparsi ed è animata dalla stessa meraviglia di una bambina. Come fa? Dove trova tutta questa energia?».
È morta dormendo. Ci piace pensare, anche, sognando.

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