Lo scomodo bollettino dei contagi non piace più
Pandemia Casi in crescita e 294 morti, ma il governo tira dritto. E la campagna di Figliuolo si inceppa
Pandemia Casi in crescita e 294 morti, ma il governo tira dritto. E la campagna di Figliuolo si inceppa
I 220 mila casi registrati ieri, con 294 morti di Covid-19 e ben 71 pazienti in più in terapia intensiva, stonano con il «rischio ragionato» predicato da Mario Draghi in conferenza stampa. Ma indietro non si torna: nuove restrizioni non sono all’ordine del giorno perché la ripresa economica e l’emergenza educativa restano prioritarie. I vaccini e la minore pericolosità della variante Omicron hanno convinto il premier che con questo virus si può convivere senza rinunciare quasi a nulla.
PER AFFRONTARE l’ondata a petto in fuori, la strategia di Draghi deve funzionare anche dal punto di vista psicologico. Tacciano le Cassandre e se necessario pure i dati, fino a ieri rispettati ma oggi sgraditi a re Mario. Gli esperti del governo sono della stessa idea: basta con il report quotidiano dei morti, degli intubati e dei contagiati. «Sarebbe un’ottima idea far diventare settimanale il bollettino dei contagi» dice Donato Greco del Cts alla Rai. Gli fa eco il tele-infettivologo Matteo Bassetti: «Bisogna finirla col report serale che non dice nulla e non serve a nulla se non a mettere l’ansia alle persone. Sono numeri che ci fanno fare brutta figura col resto del mondo». D’accordo anche il sottosegretario alla salute Andrea Costa, che ne avrebbe già parlato al ministro Speranza. Più prudente il suo collega Pierpaolo Sileri, secondo cui è «utile una comunicazione puntuale e trasparente di tutti i dati disponibili, accompagnata da un’adeguata interpretazione che aiuti i cittadini a orientarsi meglio». Draghi non è l’unico leader europeo che prova a inaugurare una fase nuova nella gestione del virus. Anche il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez ha confessato al País di voler trattare il Covid come un’influenza. «È un dibattito che stiamo cercando di aprire al livello europeo». Draghi potrebbe fare da sponda.
MA DOVREBBERO convincere anche il direttore della sezione europea dell’Oms (che copre anche Israele e molti paesi dell’Asia centrale come Russia, Kazakhstan, Uzbekistan) Hans Kluge, che dello storytelling di Draghi e Sánchez non vuol sentir parlare. «A questo ritmo, entro le prossime 6-8 settimane la metà della popolazione dell’area sarà stata contagiata». La previsione arriva dall’Institute for Health Metrics and Evaluation dell’università di Washington, un centro di ricerca molto accreditato e che gode di un cospicuo finanziamento da parte della fondazione di Bill e Melinda Gates, ma che fin qui non le ha azzeccate proprio tutte. Quella della variante Omicron è «una nuova ondata da ovest a est» ha detto Kluge. Nella prima settimana del 2022, si sono contati 7 milioni di infetti tra i 900 milioni di abitanti dell’area, più del doppio di quella precedente.
Le preoccupazioni dell’Oms però riguardano soprattutto l’est Europa. «20 dei 53 stati della regione hanno tassi di vaccinazione inferiori al 50% – ha detto Kluge – con Armenia (24%), Bosnia e Erzegovina (22%) e Kirghizistan (15%) più indietro di tutti» spesso per la difficoltà economica di accedere ai vaccini.
Il direttore Oms ha ricordato che le terze dosi non bastano a uscire dall’ondata e distanziamento e mascherine sono ancora necessarie. «Invitiamo a non fare distinzioni tra vaccinati e non, perché questo rischia di aggravare le disugaglianze nella popolazione» ha sottolineato la responsabile delle emergenze Catherine Smallwood .
IL RICHIAMO è indirizzato ai Paesi che stanno introducendo norme sempre più discriminatorie nei confronti di chi non si è vaccinato. L’Italia, che ha reso obbligatoria la vaccinazione al di sopra dei 50 anni, ma non solo. Regole simili sono già realtà in Germania e Austria e dal 15 gennaio entreranno in vigore anche in Francia. La strategia draghiana di addossare ogni responsabilità della crisi pandemica a chi non si vaccina fa scuola oltreconfine: il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato pubblicamente di voler «rompere le palle» ai No Vax.
FUNZIONA? I dati dicono che l’«effetto Green Pass Rafforzato» è debole. Nell’ultima settimana le prime dosi sono state quasi 70 mila al giorno in media. Ma solo 22 mila sono andate a chi ha più di 20 anni. Gli ultracinquantenni non vaccinati (non solo per scelta) sono circa 2,8 milioni. La campagna vaccinale procede a rilento anche tra i ragazzini in età scolare: in alcune grandi città, per vaccinarsi si attende fino a un mese. Servirebbero pure più terze dosi: il data analyst Vittorio Nicoletta segnala che sono oltre 16 milioni le persone che hanno diritto al booster ma non l’hanno ricevuto, per scelta – in tanti rifiutano Moderna – o per i ritardi degli appuntamenti. Il commissario straordinario Figliuolo corre ai ripari e annuncia l’arrivo di nuove dosi: 4 milioni tra domani e venerdì, 800 mila delle quali riservate ai bambini.
Oltre a incentivare le vaccinazioni, additare i No Vax mira anche a creare un parafulmine su cui scaricare ogni critica. Anche quelle destinate all’esecutivo. Possibile, infatti, che a mettere a rischio i piani di mezza Europa sia un pugno di No Vax? La quota di non vaccinati in Italia è bassa e fisiologica e doveva essere messa in conto sin dall’inizio della campagna vaccinale. Soprattutto al momento di programmare gli investimenti in scuola e sanità.
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