Europa

Lo scandalo dell’aragosta: si è dimesso il numero due del governo francese De Rugy

Lo scandalo dell’aragosta: si è dimesso il numero due del governo francese De RugyFrançois de Rugy

Il caso Il sito Mediapart ha rivelato le abitudini del ministro della transizione ecologica. Il fondatore Plenel: «Facciamo un lavoro per l’interesse generale»

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 17 luglio 2019

Le aragoste hanno avuto la testa di François de Rugy. Il ministro della transizione ecologica, numero due del governo che viene dai Verdi, si è dimesso ieri dopo una settimana di rivelazioni da parte del sito di inchieste Mediapart, che lo ha messo sotto accusa per spese di rappresentanza eccessive quando era presidente dell’Assemblea nazionale. François de Rugy era ministro dell’ambiente solo dal settembre scorso, quando aveva sostituito Nicolas Hulot, popolare animatore tv impegnato nell’ecologia, che aveva dato le dimissioni denunciando il «potere delle lobbies». Mediapart ha pubblicato una serie di articoli giornalieri: la sequenza è iniziata con la rivelazione di cene all’hotel de Lassay, con inviti di conoscenti offrendo aragoste e bottiglie di vino a 500 euro l’una (sono circolare foto assassine con le aragoste, oltre alla tavola imbandita per San Valentino con petali di rosa sulla tovaglia). Poi è venuta fuori la notizia di lavori realizzati nell’appartamento di funzione al ministero della transizione ecologica, 63mila euro per rinfrescare, tra cui 17mila solo per una cabina-armadio, mentre è anche sospettato di aver fatto comprare con i soldi pubblici un asciugacapelli placcato oro a 499 euro. In seguito, c’è stata la storia dell’affitto di un appartamento di una quarantina di mq vicino a Nantes, a più di 600 euro al mese, che sottostava però per ragioni fiscali a una normativa che obbliga i proprietari ad affittare a famiglie inserite in liste sociali. C’è stata la notizia che de Rugy non pagava tasse (grazie alle detrazioni). L’ultima rivelazione riguarda il fatto che avrebbe pagato le quote a Europa Ecologia con i soldi per le spese di mandato, cosa proibita per legge (e poi avrebbe anche dedotto questa spesa nell’imponibile). La rivelazione più grave riguarda una cena segreta con dei lobbisti, assente dall’agenda ufficiale del ministro. De Rugy ha sporto denuncia contro Mediapart per «diffamazione» e ha affermato che si è dimesso per potersi difendere. L’Eliseo ha «accettato» le dimissioni, «una decisione personale». La vigilia, dalla Serbia dove era in visita di stato, Emmanuel Macron aveva affermato di non apprezzare «la Repubblica della delazione», ma non ha preso le difese di de Rugy con grande entusiasmo.

Per Edwy Plenel, giornalista fondatore di Mediapart, noi «facciamo un lavoro al servizio dell’interesse generale» e «confermiamo» tutto quello che abbiamo scritto. Venerdì prossimo è attesa la conclusione dell’inchiesta di deontologia all’Assemblea, mentre non è stata aperta nessuna inchiesta giudiziaria: non sembra, al momento, che siano stati commessi reati, ha affermato ieri il governo. De Rugy, che aveva diminuito del 15% le spese della presidenza dell’Assemblea e teneva a presentarsi come un difensore della «trasparenza», sarebbe stato come minimo superficiale, perpetuando l’abitudine di cene e larghezze di ogni tipo che caratterizzano il mondo politico francese. Ma i tempi sono cambiati e molte norme di moralizzazione sono già in vigore. De Rugy protrebbe averne violate alcune. François de Rugy aveva perso ogni credibilità, è già stato accolto da manifestanti con un’enorme aragosta di plastica. Ieri è stata la sottosegretaria Emmanuelle Wargon a difendere la legge Energia e clima al Senato. Oggi c’è il voto sul Ceta (accordo Ue-Canada) al parlamento. De Rugy era ormai fuori gioco, troppo esposto. Le dimissioni sono state una sorpresa. Alla République en Marche c’è molta freddezza. Nei giorni scorsi il partito non è riuscito a raccogliere un numero di firme suffi

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