Potrebbe essere stata una scintilla a innescare l’esplosione al serbatoio 62 del porto di Livorno che l’altroieri ha causato la morte di due operai: la procura della città toscana ha incaricato un perito e ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo plurimo. Intanto ieri è stato proclamato uno sciopero di 8 ore e il lutto cittadino, con una fiaccolata organizzata da Cgil, Cisl e Uil: i sindacati chiedono «maggiore sicurezza, controlli e ispezioni più frequenti».

I DUE LAVORATORI VITTIME della deflagrazione – Lorenzo Mazzoni, di 25 anni, e Nunzio Viola, di 53 – erano impegnati nello scarico da una cisterna fissa di acetato di etile. Dipendenti della «Labromare», azienda che da oltre 40 anni si occupa di bonifiche ambientali, erano inquadrati con un contratto dei trasporti (diffuso nel settore portuale) e non con quello dei chimici. Che cosa possa avere innescato la scintilla è da chiarire, e le ipotesi che si fanno tra gli inquirenti sono varie: un cellulare acceso, un urto o una carica elettrostatica. Al vaglio, tra le cause della tragedia, anche un altro possibile fattore: la formazione e la successiva esplosione di una sacca di gas all’interno del silo.

Sono rimasti illesi invece, per fortuna, l’autista del camion che caricava il residuo di acetato di etile, e che non era all’interno del perimetro al momento dell’esplosione, e un dipendente della ditta Neri (titolare del deposito di silos) che era presente alle operazioni ma che si era allontanato casualmente. L’area attorno alla cisterna e il camion utilizzato per lo scarico sono stati posti sotto sequestro.

AL CENTRO DELLE VERIFICHE la fase finale delle operazioni di scarico di prodotto residuo dalla cisterna esplosa. Secondo una prima ricostruzione i due operai si trovavano in corrispondenza dello svuotamento del serbatoio, anche se al momento non è possibile stabilire dove fossero di preciso al momento della deflagrazione. Si sa con certezza però dove sono stati trovati i due corpi: non vicini uno all’altro, ma collocati in due punti diversi. Gli inquirenti stanno verificando che cosa possa significare questa posizione distinta rispetto a ciò che stavano facendo e se questo elemento possa aiutare a spiegare cosa sia successo.

Da ieri le bandiere sul Palazzo comunale di Livorno sono issate a mezz’asta, un gonfalone del Comune listato a lutto ha sfilato in serata alla fiaccolata indetta dai sindacati, e per il giorno dei funerali dei due operai – che saranno effettuati dopo le autopsie, previste martedì prossimo – è stato proclamato il lutto cittadino. Lo stesso è stato disposto per il paese di Collesalvetti, da cui proveniva uno dei due lavoratori vittime dell’esplosione.

«C’è solo una cosa che possiamo dire: morire di lavoro è inaccettabile», ha dichiarato il sindaco di Livorno, Filippo Nogarin, in una comunicazione al Consiglio comunale. «Ci sarebbero decine di aspetti su cui concentrare l’attenzione di quest’aula, dopo la tragedia – ha proseguito il primo cittadino – I protocolli di sicurezza sui luoghi di lavoro, in particolare. Ma anche la presenza di 212 silos contenenti materiale infiammabile che si trovano a ridosso del centro abitato».

TRA L’ALTRO, PROPRIO relativamente alla pericolosità dei silos rispetto all’area circostante, si è saputo che l’onda d’urto dell’esplosione è stata contenuta dai muri in cemento della cisterna, che hanno tenuto.

«Ci siamo ormai assuefatti a contare le vittime e a snocciolare dati senza coglierne la drammaticità: in Italia si verificano almeno mille morti l’anno, con un tasso spaventoso di 2,6 decessi ogni 100 mila lavoratori», nota con amarezza Sandro Simoncini, docente di Urbanistica e Legislazione ambientale della Sapienza di Roma e presidente di Sogeea, azienda specializzata nella sicurezza sui luoghi di lavoro. «Il sistema, almeno fino a oggi, non ha tratto alcun beneficio dalla creazione dell’Ispettorato nazionale del lavoro, visto che non è stato predisposto un piano finanziario ad hoc».

«OCCORRE INVESTIRE maggiormente in controlli e formazione sulla sicurezza, senza trascurare le aziende in appalto», nota la segretaria della Femca Cisl Nora Garofalo. Stesse richieste da parte dell’Ordine nazionale dei chimici. Per Susanna Camusso, segretaria Cgil, «il 2018 presenta una concentrazione di incidenti sul lavoro senza precedenti, problema che ci deve preoccupare».