Il liturgista «perlustratore» portato nella capitale da Wojtyla
Il punto cardinale È un liturgista, è stato uno dei cerimonieri di papa Wojtyla - che nel 1998 da Lodz lo ha portato a Roma - e poi di papa Ratzinger. La sera, però, il 55enne monsignore polacco, andava a trovare i senza casa che dormivano attorno a San Pietro
Il punto cardinale È un liturgista, è stato uno dei cerimonieri di papa Wojtyla - che nel 1998 da Lodz lo ha portato a Roma - e poi di papa Ratzinger. La sera, però, il 55enne monsignore polacco, andava a trovare i senza casa che dormivano attorno a San Pietro
Il «cardinale elettricista». Così è stato ribattezzato Konrad Krajewski, cardinale di Santa romana chiesa, che sabato notte si è calato nel tombino davanti a Spin Time, ha rotto i sigilli posti da Acea alla centrale elettrica e riallacciato la corrente al palazzo occupato da più di quattrocento persone che da una settimana erano al buio, lasciando vicino al contatore il suo biglietto da visita con scritto a penna «per ogni evenienza».
IN REALTÀ KRAJEWSKI, come ha chiarito egli stesso per smentire la mitologia che subito gli è stata cucita addosso, elettricista non è mai stato. È un liturgista, è stato uno dei cerimonieri di papa Wojtyla – che nel 1998 da Lodz lo ha portato a Roma – e poi di papa Ratzinger. La sera, però, il 55enne monsignore polacco, andava a trovare i senza casa che dormivano attorno a San Pietro.
E così, quando è stato eletto pontefice, nel 2013, Bergoglio lo ha nominato alla guida della Elemosineria apostolica, un’istituzione pontificia medievale che si occupa delle opere di carità del papa, anche grazie ai soldi incassati dalla vendita delle pergamene con la benedizione papale per matrimoni, battesimi ed altre ricorrenze (tuttavia l’azione di centralizzazione della produzione e vendita delle pergamene voluta da Krajewski ha creato decine di esuberi fra i lavoratori delle pergamene nei negozi attorno al Vaticano).
OLTRE A PERLUSTRARE la città a bordo di un pulmino insieme a quattro guardie svizzere per distribuire cibo, abiti e coperte ai senza dimora, Krajewski ha aperto alcuni servizi per i poveri attorno al colonnato di San Pietro: docce, barberia, presidio medico, bagni pubblici. E gode dell’assoluta fiducia di Francesco, che prima l’ha consacrato vescovo – partecipando egli stesso alla celebrazione di ordinazione – e poi, l’anno scorso, l’ha creato cardinale, affidandogli più di una volta importanti incarichi sul versante della solidarietà. Pochi giorni prima del riallaccio dell’elettricità allo Spin Time, l’elemosiniere era stato inviato dal papa a Lesbo, a visitare i «campi di concentramento» – parole di Krajewski – dove vengono rinchiusi i migranti.
È per questo che il gesto «eversivo» dell’elemosiniere del papa non è stata un’azione solitaria ed improvvisata, ma un atto che ha potuto avere la sicura copertura da parte del pontefice. E che, al di là del folclore, ha due destinatari, uno interno ed uno esterno.
Un bersaglio sono i settori conservatori delle curie e del mondo cattolico di destra, ostili alla pastorale sociale di Francesco e della Chiesa maggiormente impegnata sul terreno della giustizia.
Lo dimostra il commenta della Nuova Bussola Quotidiana, uno dei siti web della galassia integralista: «E dopo aver visto l’“esproprio clericale”, qual è il prossimo passo che ci dobbiamo aspettare? La costituzione del Collettivo del Cortile di San Damaso? Le manifestazioni di Avanguardia Vaticana? I blitz a sorpresa degli Indiani metrovaticani? Perché è certo che, nella logica di aprire i processi, qualche altro passaggio seguirà». L’altro bersaglio, nonostante lo stesso Krajewski si preoccupi di negare questo intento all’operazione riallaccio, sono le politiche anti-immigrati e anti-sociali dell’Europa, del governo e delle amministrazioni locali, più volte bacchettate da Francesco.
Anche se la modalità d’assalto scelta dall’elemosiniere del papa potrebbe mettere in difficoltà quelle organizzazioni ecclesiali fortemente attive per i diritti dei migranti, dei rom e dei poveri che cercano di costruire un dialogo con le amministrazioni, soprattutto a livello locale.
IN OGNI CASO IL GESTO del cardinale polacco non è stato isolato, ma un nuovo tassello di un’azione del Vaticano e della Chiesa che, perlomeno a livello sociale – non si può dire lo stesso sul piano della riforma dell’istituzione ecclesiastica, come evidenziano per esempio le recenti chiusure di Francesco sul diaconato alle donne –, si è fatta più spinta, soprattutto nell’ultimo periodo: le severe condanne delle politiche contro i migranti, l’udienza in Vaticano con cinquecento rom e sinti, la solidarietà e l’incontro a San Giovanni (durante l’assemblea diocesana romana) fra il papa e la famiglia rom assegnataria della casa popolare a Casal Bruciato aggredita e insultata dai fascisti di CasaPound.
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