L’italiana Francesca Corona nuova direttrice
Festival d'Automne Sostituisce Marie Collin dall’edizione 2022 dopo essere stata la responsabile artistica dell’India al Teatro di Roma e al centro di molte polemiche.
Festival d'Automne Sostituisce Marie Collin dall’edizione 2022 dopo essere stata la responsabile artistica dell’India al Teatro di Roma e al centro di molte polemiche.
Una notizia importante per il mondo dello spettacolo, e sicuramente una affermazione per il nostro paese: è un’italiana, Francesca Corona, che viene chiamata a dirigere il settore teatro e danza della vetrina internazionale forse più prestigiosa del mondo, il parigino Festival d’Automne, che ogni anno raccoglie a Parigi il meglio, e il nuovo, dei palcoscenici (o anche da fuori) di tutto il mondo. Una istituzione finanziata dal governo francese (fondata nel 1972 da Michel Guy), che per quei due settori è stata guidata dalla storica autorevolezza di Marie Collin. Donna molto bella, sempre impeccabile nei suoi austeri tailleur firmati, vista imbarazzata solo una volta per i molti complimenti alla sua nomina, nel 1980, in rispettosa fila tra il pubblico per entrare alla mitica Orestea di Peter Stein alla Schaubühne berlinese. Quando non era in giro per il mondo a fare scouting, si ritirava nella sua casa alla Belleile in Bretagna. Ora ha lasciato, era malata da qualche tempo, ma il suo nome rimane di grande peso. Solo un mese fa al festival di Avignone, è stato nominato direttore il portoghese Tiago Rodriguez: il mercato globale vince sullosciovinismo d’oltralpe.
SOSTITUISCE Marie Collin dall’edizione 2022 appunto Francesca Corona, che per essere la responsabile artistica dell’India al Teatro di Roma, si è trovata negli ultimi tempi al centro di molte polemiche. Soprattutto da parte della destra (in cui si è inserito anche il metodico sciopero del sindacato di palcoscenico Libersind), in primo luogo per la scelta di ambiente che aveva cercato di realizzare nei capannoni della ex Mira Lanza. Ovvero musica e aperitivi, e comode sedute ai tavolini nel piazzale che si affaccia sul Tevere. Radicalmente diverse rispetto al passato le scelte artistiche: molto teatro minimale, nuova drammaturgia, spazio a tutte le forme «innovative» che, grazie anche alla tecnologia, potessero coinvolgere un pubblico nuovo e più vasto. Mandando in qualche modo «in pensione» il teatro normalmente inteso, tanto da venir definito (sui giornali non solo di destra) un «teatro da centro sociale». In realtà cercando, con il rischio di qualche caciara o eccessiva semplificazione, di sviluppare all’interno della massima istituzione della città l’esperienza di Short Theatre (di cui anche quest’anno firma la codirezione, così come pare voglia mantenere il suo incarico all’India per la stagione2022). Poi, se sopravviverà a tanti impegni, sarà solo Parigi o cara.
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