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L’Italia e la legge di Murphy

L’Italia e la legge di MurphyUn'azione da Inghilterra Italia

Rugby All'Olimpico per il Sei Nazioni gli azzurri cadono con gli inglesi - 5 a 34. Buona volontà ma troppa differenza tecnica

Pubblicato circa 4 anni faEdizione del 3 novembre 2020

Se qualcosa può andare storto, lo farà” è un assioma meglio noto come “Legge di Murphy”. Per quanto paradossale esso sia, il suo significato è inequivocabile e sembra adattarsi perfettamente alle vicende della nazionale italiana di rugby: quali che siano le condizioni di partenza, vi sarà sempre una circostanza negativa che entrerà in gioco e volgerà gli eventi al peggio. Sabato l’Italia aveva un compito arduo: impedire agli inglesi una vittoria travolgente. Un successo di stretta misura avrebbe probabilmente compromesso le chances del XV della Rosa di portarsi a casa il trofeo per la trentanovesima volta, sempre che l’Irlanda riuscisse a espugnare Parigi.

E’ FINITA 34 a 5, con un primo tempo piuttosto combattuto (10 a 5 a metà gara) e un crollo nella ripresa, se non energetico certamente tecnico, che permetteva agli inglesi di mettere a segno altre quattro mete. In serata una Francia pimpante, determinata e pragmatica, metteva sotto i trifogli (35-27) cancellandone le ambizioni. L’Inghilterra si ritrovava così campione, sia pure a parità di punteggio con i transalpini che sono la vera novità di questa edizione del Sei Nazioni. La Scozia chiudeva al quarto posto grazie al successo sui gallesi sul campo di Llanelli. Per gli azzurri cucchiaio di legno, whitewash e soprattutto ventisettesima sconfitta consecutiva nel torneo. Mai come oggi il rugby italiano deve fare i conti con la propria inadeguatezza rispetto al livello tecnico dei suoi più titolati avversari.

Se qualcosa poteva andare storto, lo ha fatto. La panchina italiana presentava due soli trequarti, Mori e Palazzani, ovvero un centro quasi esordiente e un mediano di mischia. E’ così accaduto che una volta usciti per infortunio Padovani e Minozzi, l’ala e l’estremo, i ricambi non fossero quelli adatti alla bisogna. La pressione della difesa inglese sulla nostra cabina di regia (Garbisi-Canna-Violi) è dunque divenuta insostenibile, privando la squadra di soluzioni nel gioco alla mano. E’ ormai largamente in uso la scelta di portare in panchina 6 avanti e 2 soli trequarti per consentire il più ampio turnover dei giocatori del pack, ma ieri né l’Inghilterra, né la Francia e nemmeno l’Irlanda lo anno fatto.

ALL’OLIMPICO si è visto carattere, si è vista la buona volontà e la voglia di non mollare, ma la differenza tecnica tra le due squadre in campo è apparsa netta, incontestabile e sempre più difficile da colmare. Buone conferme da parte di Polledri, Bellini e Lazzaroni, qualche progresso in prima linea, forse anche la sensazione che Garbisi possa divenire un punto fermo, ma poco altro. Tra due settimane gli azzurri saranno nuovamente in campo contro la Scozia per l’Autumn Nations Cup; ma a oggi ancora non si sa dove si giocherà (forse Firenze) e con quale copertura televisiva. L’Autumn Nations Cup è praticamente un torneo fantasma, una soluzione abborracciata per rattoppare i buchi lasciati dalla pandemia di Covid 19: anche questo, un triste segno dei tempi.

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