Cultura

L’Italia del «taking care»

Architettura Presentato il Padiglione nazionale della Biennale veneziana che si aprirà il 28 maggio. Il team curatoriale è TAM associati, mentre il progetto guarda al bene comune

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 5 aprile 2016
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Il team dei Tam associati

Il programma espositivo del Padiglione Italiano alla XV Biennale di Architettura di Venezia, ormai non lontana dall’inaugurazione di fine maggio, è stato illustrato ieri alla presenza del ministro Dario Franceschini, della direttrice Federica Galloni, del presidente Paolo Baratta e dei curatori TAM associati. Sia da parte istituzionale che dei tre componenti del team curatoriale – Massimo Lepore, Raul Pantaleo e Simone Sfriso – si è insistito sull’idea di architettura come missione sociale e contributo alla qualità della vita delle persone.

Il tema della mostra che si svolgerà nel padiglione all’Arsenale è in questo senso molto esplicito: il titolo è Taking care. Progettare per il bene comune / Designing for the common good e il programma è quello di esporre «venti progetti di studi italiani in cui si evidenziano molteplici approcci, varietà di attori, pluralità di obiettivi dei lavori svolti. La selezione spazia in campi come l’abitare, il lavoro, la salute, l’istruzione, la cultura e valorizza il rapporto tra una committenza variegata (pubblica, privata, associativa, civica) e un’architettura parte attiva nel processo di partecipazione e condivisione».

Insomma, parallelamente a quanto avviene per la mostra maggiore, curata da Alejando Aravena, l’impressione è che i curatori intendano declinare in modo molto ampio e non ossessivamente «militante» i modi in cui gli architetti di oggi si «prendono cura del bene comune. Accanto a questi venti progetti ci saranno lavori di documentazone di fotografi e cinque progetti realizzati specificamente in occasione della Biennale da altrettante associazioni italiane.

In sostanza Lepore, Pantaleo e Sfriso, noti al pubblico architettonico per gli ottimi risultati ottenuti come progettisti impegnati sul campo nell’elaborazione di servizi essenziali in contesti molto difficili, cercano di trasferire questa loro esperienza «hands on» dentro una condizione necessariamente estetizzante come la biennale di Venezia. Colgono la proposta di Aravena e la declinano in modo più radicale, aggiungendo l’idea del workshop a quella della rassegna. Oltre a quello del «taking care», il progetto dei TAM ha anche un tema specifico, su cui hanno molto insistito Franceschini e Galloni, ed è quello delle periferie.

In coerenza con le esperienze fatte in questi anni dal team «senatoriale» di Renzo Piano e con l’approccio degli uffici del ministero dei beni culturali i TAM centrano direttamente la loro mostra sul tema della riqualificazione delle periferie, questione aperta da almeno quarant’anni in Italia, ma che trova oggi nuove ed inquietanti ragioni se allarghiamo lo sguardo a quanto succede – socialmente e politicamente – nelle periferie di alcune delle grandi città europee, Parigi, Bruxelles e non solo.
La mostra prenderà il via il 28 maggio, insieme a tutta la Biennale, e si svolge nei grandi e impegnativi spazi delle Tese delle Vergini, all’Arsenale.

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