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L’Italia del rugby e i fantasmi della Fortezza

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Sport Sabato al Twickenham il cinico calendario del Sei Nazioni mette di fronte gli azzurri all'Inghilterra, in un match che sembra già perso in partenza

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 14 febbraio 2015

Due stagioni fa, nel 2013, l’Italia andò a un passo dalla conquista della “Fortezza”. Al Twickenham di Londra finì 18-11 per gli inglesi ma l’Italia, che segnò l’unica meta dell’incontro con Luke McLean, giocò meglio, difese in modo sublime e capitolò perché nella sfida dei calci piazzati il piede di Toby Flood non le diede scampo. Anche quella volta l’Inghilterra si confermò l’avversario da battere, l’unica squadra del Sei Nazioni contro la quale l’Italia non ha mai vinto.

Era stata una buona annata, quel 2013 del rugby azzurro. Ma da queste parti le belle stagioni durano poco: uno, due anni, poi arrivano le gelate, e per il nostro ritorno al Twickenham (sabato 15.30, DMax) il barometro segna tempesta. Da una parte c’è stata la brutta sconfitta di sabato contro l’Irlanda, con una partita nel segno dell’impotenza, dall’altra c’è un XV della Rosa giovane, pimpante e pieno d’entusiasmo cui il successo in trasferta a Cardiff ha dato ulteriore slancio.

Il calendario di questo Sei Nazioni ha rifilato all’Italia le due avversarie più forti nelle prime due giornate, poi sarà il turno di Scozia, Francia e Galles. Partire male vuol dire quasi sempre pregiudicare il proprio cammino, perché il morale ne risente, ma una vittoria contro gli inglesi è un’ipotesi che più remota non si può. E siccome la “sconfitta onorevole” è diventata una formula maledetta, allora si guarda alle cose da migliorare, ai progressi che potrebbero consentire a Parisse e ai suoi compagni di chiudere il torneo con almeno una vittoria e non con il solito cucchiaio di legno. La questione è stata così riassunta da Jacques Brunel: “Mantenere la qualità difensiva migliorando al tempo stesso il nostro possesso”. E’ la solita storia della coperta troppo corta: quando difende bene l’Italia non riesce a dare sostanza e continuità al suo gioco una volta conquistata palla; quando gioca con maggior spavalderia finisce per allargare le sue maglie difensive.

Dunque bisogna cominciare a non buttare via quei palloni così faticosamente strappati agli avversari di turno. Una questione di equilibrio.
A Roma, nel duro match contro gli irlandesi, la squadra ha perso Campagnaro e Zanni, entrambi infortunati al ginocchio e fuori per tutto il resto del torneo. Due cambi obbligati, più quelli che Brunel ha deciso sulla scorta della partita di sabato scorso. Giocano: McLean; Sarto, Morisi, Masi, Venditti; Haimona, Gori; Parisse, Bergamasco, Minto; Bortolami, Biagi; Castrogiovanni, Ghiraldini, De Marchi. Rispetto all’Irlanda escono Aguero e Furno, mentre Masi viene spostato nel ruolo di primo centro e Venditti prende il posto di McLean che dall’ala passa estremo. Mauro Bergamasco (100 caps) sostituisce Zanni.

Di contro Stuart Lancaster conferma la formazione che ha sconfitto i gallesi dando prova di una invidiabile solidità mentale. Giocano: Brown; Watson, Joseph, Burrell, May; Ford, Youngs; Vunipola, Robshaw, Haskell; Kruis, Attwood; Cole, Hartley, Marler. A seguire (18.00, DMax) il match di Dublino tra Irlanda e Francia. I campioni in carica recuperano Jamie Heaslip e Jonathan Sexton e sono favoriti. La Francia, che sabato scorso ha sconfitto 15-8 la Scozia a Parigi, non ha finora convinto ed è alla ricerca di gioco e fiducia. Domenica tocca a Scozia e Galles (16.009, DMax).

 

 

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