L’Italia brancola nel buco alla ricerca di terre rare
Scavi di casa nostra Secondo il nuovo regolamento Ue, entro il 2030 il 15% delle materie prime critiche dovrebbe provenire dal riciclaggio
Scavi di casa nostra Secondo il nuovo regolamento Ue, entro il 2030 il 15% delle materie prime critiche dovrebbe provenire dal riciclaggio
Le materie prime critiche sono presenti anche in Italia. La loro localizzazione però è ancora parziale e sommaria in quanto nel nostro paese è da più di 50 anni che non viene aggiornata la Carta Mineraria Nazionale. Dall’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, fanno sapere che è in arrivo una prima mappatura dei siti minerari presenti sul territorio nazionale negli ultimi 150 anni.
IN SEGUITO SI PROCEDERA’ ad una valutazione qualitativa dei siti e alla definizione di un testo di legge per i rifiuti estrattivi, per arrivare alla identificazione delle aree idonee alle trivellazioni giungendo alla costruzione di una strategia mineraria. E’ questa la tabella di marcia del Tavolo nazionale materie prime critiche attivato sotto il Mise e il Mite con competenze che, sotto il governo di Giorgia Meloni, sono state trasferite al Mase, il ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica.
PER FARSI UN’IDEA ADESSO di quelle che potrebbero essere le future frontiere estrattive nel nostro paese, bisogna andare alla ricerca dei permessi di ricerca attivi: lavoro non facile in quanto non esiste un registro unitario, dato che le attività estrattive sono in regime di autonomia regionale. Uno sguardo a questi permessi lo ha dato Cassa Depositi e Prestiti per uno studio prime critiche diffuso di recente che fa il punto sulle materie ne ecologica e digitale.
LE ZONE IN CUI SONO IN CORSO le prime prospezioni di ricerca di trovano nell’arco alpino (Piemonte e Lombardia) per il ritrovamento di cobalto, metalli del gruppo platino e terre rare, nella fascia vulcanico-geotermicaperitirrenica (Toscana-Lazi-Campania) e i n quella della catena appenninica (da Alessandria a Pescara) per il ritrovamento di litio geotermico.
MAGGIORI DETTAGLI SI POSSONO avere se si fa come Alberto Valz Gris, dottore di ricerca in Sviluppo Urbano e Regionale nel Dipartimento Interateneo di Scienze del Territorio del Politecnico di Torino, che si è messo a spulciare i bollettini regionali e il sito della Compagnia Mineraria Australiana Altamin, che di permessi di ricerca esplorativa nel nostro paese ne ha ottenuti svariati. Dopo essersi occupato delle conseguenze ambientali e sociali dell’estrazione di litio nella regione di Atacama, tra Argentina e Cile, il ricercatore ha rivolto l’attenzione ai progetti di estrazione mineraria in Italia. Ha cominciato dal suo Piemonte, regione dove i premessi di ricerca si concentrano in due zone: quella di Punta Corna, nelle Valli di Lanzo a nord di Torino (due permessi, Usseglio e Balme per cobalto, ma anche nichel, rame e argento) e una di maggiore estensione in Valsesia, principalmente per nichel e oro, dove sono attivi 7 permessi per 7 diverse aree.
TRATTANDOSI DI PERMESSI di ricerca è prematuro parlare di eventuali aperture di miniera ma comincia a circolare qualche preoccupazione sull’impatto ambientale in forma di interrogazione al consiglieri regionali, articoli critici, dichiarazioni ai media locali di amministratori comunali e associazioni ambientaliste. Sempre seguendo la traccia dei permessi di estrazione concessi alla società australiana, che in Italia opera con le consociate Energia Minerals Italia e Strategic Minerals Italia, spunta il progetto Gorno, relativo allo storico complesso minerario Riso-Parina, in provincia di Bergamo, che prevede la riattivazione di una miniera di zinco e piombo (blenda e galena) chiusa dall’Eni oltre venti anni fa
IN QUESTO SITO SONO STATI SPESI oltre 16 milioni di euro per una serie di interventi e attività di ricerca ma senza ancora far ripartire l’attività estrattiva. Nuovi permessi di ricerca per minerali di Rame, Piombo, Zinco, Argento, Oro, Cobalto, Nickel, Manganese e associati, sono stati ottenuti anche in Liguria, nella zona di Sestri Levante ( Monte Binaco) e nelle miniere del Corchia, sull’ appennino tosco-emiliano nella zona di Berceto ( Reggio Emilia).
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