Cultura

L’ironia esigente di Patrizia Cavalli

L’ironia esigente di Patrizia CavalliPatrizia Cavalli

Ricordi Amicizia, femminismo e racconti

Pubblicato più di 2 anni fa

Occhiali, divani, finestre, sigarette… Poeta della quotidianità: non so se Patrizia sarebbe d’accordo con questa definizione, ma le sue poesie, tutti i suoi scritti, sono pieni di una quotidianità analizzata con furia amorosa. Descritta con tale intima compenetrazione, che a volte mi basta un aggettivo per riconoscere il luogo, l’oggetto, la persona che Patrizia sta dipingendo. Questo accade senza dubbio per la sua prodigiosa abilità con le parole, ma forse, nel mio caso, anche perché abbiamo condiviso per decenni il panorama della nostra vita quotidiana.

Abitando a pochi passi di distanza, frequentavamo lo stesso mercato, gli stessi bar e perfino la stessa parrucchiera (nel cui negozio si esibiva in canti non sempre apprezzati dalle signore in attesa di messa in piega). Avevamo molte amiche in comune, per lo più femministe. Ma Patrizia Cavalli ha attraversato il femminismo con lo stesso atteggiamento che riservava all’amicizia: esigente e insieme distaccato. Ironico. Ho sempre avuto l’impressione che Patrizia si difendesse dagli altri e da se stessa con l’arma dell’ironia. La usava nei rapporti personali e nella scrittura, in ogni momento della vita. C’è nella sua ironia una specie di disincanto che a volte può sembrare crudele. Altre volte, invece, è proprio l’ironia a regalare alle sue parole e ai suoi versi quel timbro speciale che li caratterizza: una leggerezza inimitabile, che è sognante e amara al tempo stesso.

Era il 1990 quando le chiesi un racconto per la rivista ‘Tuttestorie’. Lei me ne regalò uno dal titolo piuttosto significativo: “Arrivederci, addio”. Raccontava della partenza di una persona amata, del dolore del distacco, delle strategie messe in atto per sopportare questo dolore. Raccontava l’attesa del ritorno e, nel raccontare, esorcizzava il dolore, lo allontanava da sé, fino alla sorprendente conclusione: “forse, non era più necessario che tornasse”. Grande stratega, Patrizia. Nella scrittura come nella quotidianità di vita.

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