L’intrattenimento bestiale di Cygames
Che cosa lega le celebri zebre del calcio italiano – cioè la Juventus – alle Uma Musume, le ragazze-cavallo da corsa di un gran bel franchise dell’intrattenimento crossmediale giapponese (giochi, fumetti, anime, etc.)?
Si potrebbe dire: il fatto che, in ambo i casi, ci sia un ibrido umano-animale. Vero. Ma c’è altro. Cioè l’azienda che ha creato il franchise in questione è sponsor da anni della squadra torinese. Stiamo parlando di Cygames, «the best in entertainment», come recita il loro motto in inglese, (nell’originale, «l’azienda che crea i contenuti migliori»). Fondata nel maggio 2011 da CyberAgent, società di servizi web che ne detiene la maggioranza delle azioni, nel corso di questi anni Cygames non solo ha continuato a sviluppare videogiochi per cellulare e console ma si è anche espansa – e con successo – altrove, per esempio con la creazione di manga e anime (e non solo). Soffermiamoci allora su tre punti per raccontarne qualcosa.
Se si guarda alla storia dell’azienda, si nota come ci sia stata una espansione rapida con alcuni anni sicuramente cardine. Uno può essere proprio il loro inizio, cioè il 2011, visto che vede il lancio di Rage of Bahamut su Mobage. Fu un successo commerciale – allora – che ha ispirato anche adattamenti anime.Oggi si può notare come la qualità visiva fosse già oltre la media del tipico gioco online, qualcosa che diventerà poi il marchio di fabbrica dell’azienda. Bahamut, inoltre, è il simbolo di Cygames, «re-immaginato come un pezzo degli scacchi» (come dicono loro stessi).
Un altro anno importante è il 2014, con il rilascio – sempre su Mobage – di un altro cavallo di battaglia: Granblue Fantasy. Nel 2015 Cygames apre il dipartimento dedicato all’animazione, mentre l’anno successivo è il turno di quello che si occuperà di manga. Del 2017 possiamo citare ovviamente la partnership con la Juventus, mentre per il 2018 non si possono non menzionare emissioni di anime come la prima serie del franchise Uma Musume e Princess Connect! Re:Dive. Del 2019 è invece il lancio di Cygames Magazine. Poi, spostandoci al 2023, possiamo ricordare la creazione di altri sedi fuori il Giappone: Cygames America e Cygames Europe.
L’autunno scorso, allo Ueno Royal Museum (Tokyo), c’è stata una mostra di una ampia selezione dell’arte grafica di molte opere targate Cygames. Sfogliando il catalogo, ci si rende immediatamente conto che per qualsiasi progetto, al di là della diversità delle palette cromatiche tra alcuni casi, l’elaborazione visiva generale non risulta mai superficiale, piatta, ma nemmeno effettistica, oppure pomposa. Dovendo trovare un aggettivo, si potrebbe parlare di brillantezza per la qualità estetica della maggior parte delle figure e situazioni.
Per chi non si fidasse e volesse cercare in rete una qualche prova di tutto ciò, consigliamo due esempi. Uno è l’anime Akiba Maid War (da noi è su Crunchyroll). Prodotto originale Cygames, si tratta di una serie che fa il verso ai film sulla yakuza ma sotto mentite spoglie, visto che non ci sono protagonisti ma protagoniste: una banda di scalcagnate cameriere di uno scalcagnato maid cafè. Qui tutto è brillante: i colori, l’iperrealismo dei movimenti, la trama, le invenzioni. Un Tarantino riuscito.
L’altro esempio può invece essere un manga, Uma Musume: Cinderella Grey. Spin-off del progetto Uma Musume, si tratta di un fumetto che segue da vicino le vicende di una ragazza-cavallo particolare, Oguri Cap, alle prese con la corsa, le avversarie, gli allenamenti, il cibo, sé stessa. Qui la brillantezza è nel tratto stilistico: contrariamente all’immaginario «dolce» del franchise, ci sono spesso tavole di forte intensità e impatto visivo, dove certe soluzioni che colgono il movimento delle ragazze-cavallo sono ammirevoli. Uno dei migliori manga sportivi («spokon») recenti.
Infine, occorre dire che Cygames è un’azienda che prende il gioco seriamente, tanto da promuovere altre attività. C’è lo sport, come detto, e la particolare attenzione verso il calcio. Interrogati in merito, ci raccontano che la loro sponsorizzazione della Juventus nasce dalla consapevolezza di avere «molte visioni e obiettivi comuni», con la convinzione che «per migliorare bisogna pensare fuori dagli schemi e non aver paura di esplorare nuovi mondi». Quanto al calcio in generale, ci ricordano che «quando il calcio professionista è nato in Giappone, la Serie A era al suo apice» e per questo, per loro, «rimane un grande esempio e una fonte di ispirazione».
Ma ci sono anche le borse di studio per aspiranti creatori di videogiochi, la ricerca che l’azienda svolge sul tech e l’impegno alla sua divulgazione in conferenze, i progetti per la rivitalizzazione rurale in Giappone e i contributi in progetti di ricerca in campo medico.
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Granblue Fantasy Relink
di Federico Ercole
Nel 2014 il gioco di ruolo celeste Granblue Fantasy di Cygames per dispositivi «mobile» Android e iOS spopolò soprattutto in Giappone, sua terra natia, raggiungendo nel corso di pochi anni un pubblico di circa venti milioni di giocatori. È curioso che quest’opera senza dubbio sofisticata ma ancora sospesa in occidente tra le nebbie di rado dissolte dell’invisibilità, forse per lo «snobismo» critico che qui penalizzò a lungo le produzioni videoludiche per smartphone, fosse accompagnato in Giappone da una serie di raito noberu, ovvero «romanzi leggeri», con i quali si intende una pubblicazione testuale ricca di illustrazioni, una specie di fusione tra una novella convenzionale e un manga. Inoltre in seguito fu pubblicato un manga vero e proprio (pubblicato anche in Italia da Panini Comics) e fu prodotta una serie di Anime. Quest’insieme d’espressioni artistiche è interessante non tanto per ribadire la multimedialità ricercata, efficace ed estrema dell’opera di Cygames ma per sottolineare l’importanza sfrenata della sua immagine così esuberante, bellissima in un’accezione persino classica di bellezza, tanto che il videogioco non riesce a contenerla, straripando oltre in una strategia che è certo commerciale ma non solo, poiché risulta artistica in una dimensione post moderna.
Ecco dunque che nel 2018 Granblue Fantasy fu annunciato per PlayStation, sconfinando così infine in quello che è ritenuto in una maniera un po’ ingenua ed erronea, il territorio dei veri gamer. Il progetto apparve da subito straordinario per il potenziale creativo di chi era coinvolto nello sviluppo: oltre al ricorrente, poiché già nel l’originale, talentoso Hideo Minaba al disegno (sua era la direzione artistica di capolavori come Final Fantasy VI e IX), il compositore Nobuo Uematsu avrebbe collaborato alla colonna sonora e quei maestri del gioco d’azione stiloso e iperbolico che sono i Platinum Games di Bayonetta avrebbero lavorato sul gameplay. Insomma un progetto più che promettente il cui sviluppo si arenò negli anni, tanto che i Platinum lo abbandonarono sebbene alcuni dei suoi lavoratori restassero con Cygames.
Esce dunque solo adesso Granblue Fantasy Relink per PlayStation e PC, una sorta di seguito o variazione del gioco originale per Mobile, un’opera che malgrado lo sviluppo tormentato brilla di quella particolare bellezza e, ribadisco, quella bellezza che non esclude tuttavia una profondità, propria delle forme di Cygames qui inoltre supportate nel loro fulgore da una giocosità mai marginale rivelatrice di quanto sia stata fondamentale l’idea originale di Platinum Games oltre il supporto dei suoi ex membri rimasti a impegnarsi nel videogame.
L’ambientazione di Granblue Fantasy Relink e di tutto il suo immaginario multimediale è quella suggestiva sebbene non così originale (basti pensare al seminale e troppo dimenticato Skies of Arcadia Legends) di continenti sospesi nell’empireo dei cieli tra i quali si muovono volanti navi mentre si consumano guerre e ribellioni contro egemonie imperiali. Su una di queste navi aeree chiamata Grancypher ci sono i personaggi di questo Relink, una truppa eterogenea e carismatica le cui vicende presuppongono la conoscenza del passato della saga ma che sono riassunte in efficaci profili. Durante il viaggio la Grandcypher naufraga a causa della spettacolare ribellione del draghesco spirito Bahamuth e comincia così l’avventura tra fanta-misticismo e catastrofe tra le isole di Zagagrande dove saremo osteggiati da una micidiale quanto affascinante congrega religiosa.
Gli scenari di foreste, deserti, montagne ghiacciate e quelli urbani possiedono lo stesso fascino pittorico degli innumerevoli personaggi e delle creature che si affrontano in combattimenti non troppo strategici ma senza dubbio ipnotici con la loro forza visionaria, supportati da musiche evocative ed epiche che si fanno intimistiche talvolta o naturalistiche durante l’esplorazione. Ma la cosa più bella di questo insieme bellissimo di pitture numeriche (ancora, è inevitabile citarla, bellezza) sono le nuvole che occupano i cieli, di ogni forma, colore e umore, una sinfonia di nembi ammirabile che rallenta il viaggio nella pura contemplazione.
Si consuma velocemente, circa venti ore, la storia principale di Granblue Fantasy Relink ed è un bene perché forse non avrebbe lo spessore narrativo per perdurare, diventando così ridondante e invece resta suggestiva con la sua sintesi; ma il gioco non finisce affatto, restando un’opzionale ma stimolante e divertente pura attività ludica, una specie di simulazione venatoria da giocare anche cooperando online con altre tre persone, che rimanda con le sue progressioni a Monster Hunter. Si può decidere se fermarsi alla fine della storia o andare oltre, tuttavia il gioco si rivela ugualmente gratificante.
Granblue Fantasy Relink è quindi duplice, adattabile alle esigenze, non tirannico perché enfiato di superfluo, breve o lunghissimo. Non un capolavoro ma, appunto, un’opera Bella.
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Gli ultimi mesi durante quello che sembra il «crepuscolo degli dei» del videogame tra crisi d’identità e migliaia di licenziamenti (un gotterdammerung dal quale solo Nintendo sembra sfuggire) sono stati caratterizzati comunque da grandissimi giochi: «il crollo delle galassie avverrà con la stessa grandiosa bellezza della creazione», come scrisse Werner Herzog all’inizio di Apocalisse nel Deserto, improvvisandosi e fingendosi il giansenista Blaise Pascal. Tra questi videogiochi straordinari alcuni sono «picchiaduro», genere ancestrale del videogioco, e soprattutto giapponesi, perché sebbene degno di nota, anche l’occidentale e truculento, ma meno del solito, Mortal Kombat si perde tra la rinata maestria ludica, artistica e marziale di Street Fighter VI e Tekken 8. Tra questi due colossi delle botte competitive di saghe celebrate e annose, rischia di smarrirsi anche un «picchiaduro» affascinante e a suo modo luminoso e universale di Cygames connesso all’universo favoloso di cieli e terre sospese del mondo di Granblue Fantasy. Si tratta di Grand Blue Fantasy Versus Rising, che riunisce nel suo «roster» (così si definisce l’insieme dei personaggi in questi videogame di lotta) alcuni tra i personaggi dal disegno e dal «background» narrativo più ispirati della saga multimediale di Cygames. E non solo, tramite un’espansione, da un altro mondo, è giunta anche 2B dagli occhi velati dell’opera d’arte esistenzialista di Yoko Taro, Nier Automata.
Grandblue Fantasy Versus Rising per PlayStation e PC è stato sviluppato dagli esperti di «picchiaduro» convenzionali ma non troppo, e spesso non riconosciuti e abbastanza apprezzati nella tensione della loro ricerca, di Arc System Works, ovvero i responsabili di serie come Guilty Gears, Blazblue e altri giochi legati al leggendario Dragonball di Akira Toriyama. Una scelta premiata, quella di Cygames, di assegnare questo «fighting game» dedicato a Granblue Fantasy -che consiste in una riedizione arricchita di innumerevoli contenuti extra, variazioni e sorprese del già notevole videogioco del 2020- ad un team che lavora assai bene con la qualità di caratteri derivati da un disegno a mano, nell’animazione dell’ inanimato o già animato.
Ciò che contraddistingue Granblue Fantasy Versus Rising è il suo farsi immediatamente giocare con quella che appare una «onnicomprensiva» accessibilità, divenendo un «picchiaduro» in apparenza per tutte le categorie del talento digitale. Tuttavia la suddetta evidente ma solo opzionale immediatezza non inganni i più esigenti e i più esperti, perché a mani e occhi attenti questo videogame si può rivelare strategico e complesso in una maniera sorprendente senza mai rinunciare ad una sfrenata e policromatica spettacolarità.
La modalità dedicata alla storia non è profonda o esplosiva come quella di Tekken o uno Street Fighter, e neppure di Guilty Gears, ma grazie alla mitologia edificata in anni da Cygames è comunque a suo modo motore di curiosità, sopratutto ma non solo per chi ha già navigato questi mondi e conosciuto i suoi attori nei tanti modelli narrativi di Granblue Fantasy. Quindi questa trama non superflua, segmentata dall’azione e dal desiderio di lotta virtuale, risulta divertente e a tratti giunge ad esaltare con brividi sonici ed epici, grazie ad una colonna sonora più che pregevole.
La modalità più coinvolgente è comunque quella che permette ad un giocatore di sfidarne un altro, spingendo e motivando un allenamento agonistico la cui fatica è fonte di soddisfazione e di un sentimento di appagante, intimo e anche condiviso trionfo ludico. Come il gioco di ruolo Grandblue Fantasy Relink anche questo «picchiaduro» brilla di una bellezza da intendersi come tale e quindi può rischiare di essere confusa come superficiale, proprio per la sua meravigliosa immagine e per la semplicità con cui questa coinvolge l’occhio; ma sarebbe anche qui un errore tacciare il bello di vacuità, una superficialità quindi che rischia di essere tale solo per un occhio superficiale.
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