Penso che Letizia Battaglia sia stata una delle maestre del secolo scorso e pure di questo: il suo nome splende fra i grandi. È stata una formidabile maestra perché mi ha fatto capire che quando qualcosa non va ci devi mettere le mani: se non lo fai tu, non ci sarà qualcun altro al tuo posto. In questo, lei era un esempio. Ognuno di noi esseri umani è irripetibile e unico. Aveva capito che se non fosse intervenuta di persona in moltissimi episodi della vita del paese, non lo avrebbe fatto nessuno.

Quello che mi piace di Letizia – parlo al presente perché per me lei è viva e rimarrà viva – è il suo rapporto con l’universo: l’universo si era accorto che aveva bisogno dei suoi sentimenti e apparecchiava le cose in modo che lei potesse, con il suo lavoro di tutti i giorni e con l’umiltà, cercare la verità. E trovarla. La verità (Letizia lo insegnava direttamente con il suo operare perché non amava parlarne) si compone soprattutto – e anche – del saperla mettere nel cuore degli esseri umani, cuore per cuore.
Se il modo di vedere la mafia, le prepotenze nel nostro paese, i soprusi degli uomini sulle donne è cambiato, passando dal subirle alla possibilità di ribellarsi, è stato anche per le sue immagini. Credo che vivranno sempre, io me le porto dietro, come porto dietro lei. E come me, tantissime persone che si sono sentite arricchite, in virtù di quelle sue immagini. Da soli non ce l’avremmo fatta ad arrivare ai confini dell’universo, che è bellissimo e lei lo sapeva. Siamo fatti con gli elementi di quell’universo e abbiamo coscienza di noi stessi. Letizia Battaglia, nella sua vita, ha praticato proprio questo.

Era la più «religiosa» di tutti quanti noi. Grazie al suo speciale legame con l’universo, poteva essere attenta «al pane e al vino» della comunità umana. Era consapevole del fatto che l’universo avesse fame dei nostri – e soprattutto dei suoi – sentimenti. Sentimenti tutti molto nuovi, attuali: non provenivano dai tragici greci, ma dalla sua stessa pratica quotidiana. Che era qualcosa di più dei classici greci. Il suo prendere parte, schierarsi per i più deboli era, nel nostro mondo, qualcosa di molto strano, che percepivano – e ancora oggi percepiscono – in pochi.
Dava ascolto a tutti, anche ai fotografi giovani più curiosi, magari più fastidiosi. Chiunque poteva mangiare con lei, chiederle udienza. Della sua generosità si sono accorti un po’ tutti, ma la sua aveva dei tentacoli estremi, nessuno si era mai spinto così in là.