Anche Confcommercio rientra nel gruppo dei «gufi e dei rosiconi» per usare la scintillante terminologia del presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Per l’organizzazione diretta da Carlo Sangalli, l’effetto sui consumi del bonus Irpef da 80 euro è «quasi invisibile». Lo ha rilevato l’indicatore dei consumi (Icc) approntato da Confcommercio: la crescita dei consumi delle famiglie a giugno 2014 (cioè dopo il capolavoro elettorale di Renzi) è stata appena dello 0,1% in più rispetto al mese precedente e dello 0,4% rispetto allo stesso mese del 2013.

«Il bonus di 80 euro anche se ha mosso qualcosa non è riuscito a provocare uno shock sui consumi e a stabilizzare la fiducia sconfiggendo l’incertezza» ha confermato Sangalli che ha criticato severamente l’esclusione dei «lavoratori indipendenti» dal beneficio erogato dal governo ai soli dipendenti con reddito annuo tra gli 8 e i 26 mila euro. Per Sangalli, il bonus è stato percepito dagli italiani come una «misura episodica» [cioè non ha copertura strutturale per il 2015, ndr.]: «bisogna fare molto di più». Il giudizio di Confcommercio sul quadro economico complessivo è tombale: «Si conferma il permanere di un quadro economico privo di una precisa direzione di marcia, situazione che, dopo un lungo ed eccezionale periodo recessivo, non può non preoccupare molto».

«A quelli che dicono che gli 80 euro non sono serviti a niente – ha risposto Renzi – ricordo che ci sono 11 milioni di italiani che la pensano diversamente e sono quelli che hanno ricevuto un piccolo aiuto per andare avanti, poi cercheremo di fare di più e meglio». Le preoccupazioni sollevate, da ultima, anche da Confcommercio non rientrano apparentemente nel campo visivo di Renzi.

Quest’ultimo ha l’aria di comprenderle, ma le liquida come uno stormo di gufi che oscura un orizzonte squarciato dalle riforme costituzionali: «I dati economici sono alcuni positivi e altri negativi – ha detto – Vanno letti per quello che sono». Camminando tra palazzo Chigi e la galleria Colonna, ieri il presidente del Consiglio ha sfoggiato un nuovo vestito, quello del metereologo che analizza cicloni e anticicloni.La «ripresa è come l’estate, prima o poi arriva» ha risposto a Sangalli. E poi l’invito agli italiani a «fare le vacanze e a farle in tranquillità». La situazione dell’Italia, ha ammesso, «ancora non è quella che ci aspettavamo. È un pò come l’estate: non è che è arrivata quando volevamo, magari non è bella come volevamo, arriva un pò in ritardo ma arriva».

Se la crescita è una questione atmosferica, la bella stagione non arriverà alla fine del 2014, come è stato fatto credere fino a tre mesi fa. In attesa delle stime Istat di oggi (prevista una «crescita» compresa nella forbice tra -0,1% e +0,1%), gli orologi sono stati spostati all’anno prossimo.

«Se continua così, rischia di compromettere le prospettive di crescita del 2015 – ha avvertito il «gufo» Sangalli – Per fare finalmente del 2015 l’anno della ripartenza bisogna abbattare la pressione fiscale utilizzando le risorse derivanti dal taglio della spesa pubblica improduttiva e dal contrasto all’evasione e all’elusione fiscale». A parte queste ultime ipotesi di scuola, è la stessa ricetta che sta bloccando il governo Renzi ed è stata bocciata dallo zar della spending review Cottarelli per il quale non si può tagliare la spesa finanziando i debiti del futuro.

Nel dettaglio, secondo Confcommercio a giugno 2014 sono state registrate variazioni positive nelle spese in beni e servizi per le comunicazioni (+3,8%) grazie all’acquisto di beni e servizi ricreativi (+1,3%), per gli alberghi, pasti e consumazioni fuori casa (+1,1%), alberghi. Una crescita più contenuta per i beni e servizi per la cura della persona (+0,8%) e per gli alimentari, bevande e tabacchi (+0,5%). Una riduzione significativa ha interessato i beni ed i servizi per la mobilità (-1,1%) a dimostrazione di un forte calo della vendita di carburanti, ma anche di un andamento negativo delle vendite di auto e motocicli a privati.

Per Coldiretti, che ha analizzato i consumi delle famiglie sulla base dei valori concatenati dell’Istat, «i consumi alimentari hanno toccato il fondo nel 2014 e sono tornati indietro di oltre 33 anni sui livelli minimi del 1981».