L’insolenza è salvifica
Everteen «Una bambina da non frequentare» di Irmgard Keun, per L'orma
Everteen «Una bambina da non frequentare» di Irmgard Keun, per L'orma
Pippi Calzelunghe e anche Gianburrasca hanno una sorella degna del loro nome. Difficile chiamarla in prima fila perché lei un nome non ce l’ha, ma riesce comunque a farsi riconoscere. È semplicemente Una bambina da non frequentare, quella che dà il titolo al romanzo scoppiettante di Irmgard Keun (1905-1982), scrittrice tedesca a lungo dimenticata, che in Italia viene riproposta dalla casa editrice L’orma. I suoi libri finirono all’indice, messi al bando dai nazisti.
Facile capire il perché: Irmgard Keun, che per alcuni anni è stata anche la compagna di Joseph Roth, negli anni Trenta mette in scena un tipo di donna molto indipendente, che attraversa la vita a partire da sé e dal proprio stare al mondo. Ribelle anche lei come le protagoniste dei suoi romanzi – e indisciplinatissima la sua scrittura, che fiorisce con un ritmo incalzante inseguendo il farsi del pensiero – dovette prendere la strada dell’esilio, dopo aver subito un arresto.
Si era permessa di fare causa contro la decisione hitleriana di ritenere i suoi romanzi «letture nocive». Così, quella sua «bambina da non frequentare» nacque fuori confine, ad Amsterdam, nel 1936 (pp.180, euro 16, traduzione di Eleonora Tomassini e Eusebio Trabucchi). Una ragazzina che esercita il libero pensiero, accudisce se stessa a proprio piacimento e colleziona sfuriate degli adulti – maestre, genitori e zie – e molte note a scuola. Alleva bruchi pelosi e fa allagare una casa in costruzione trasformandola in piscina per tuffi fangosi. Quando può, scrive lettere all’imperatore dove trasuda l’atmosfera cupa della Germania stretta nella morsa della guerra del 1918 (ma che per l’autrice era l’Europa sull’orlo del secondo conflitto). Pur se impietrita di paura, è una ragazzina che non si tira mai indietro: lotta con gli orsi del circo, finisce emarginata da gran parte delle compagne di classe e poi in quarantena con la scarlattina del fratello.
Deve sempre fare i conti con il fatto che nessuno la vuole tra i piedi. Solo i soldati incontrati per avventura la vogliono vicina, ma per contagiarsi con la malattia, finire in ospedale e tornare a casa vivi. I «grandi» – in questa storia che sotto l’ironia nasconde l’angoscia di chi si sente derubato del proprio futuro – sono esangui ed esausti. Rabbia, paura e desideri d’amore sono tutti dalla parte dell’infanzia. «Mi pare che gli adulti non abbiano mai una gioia che sia una a questo mondo», dice la bambina.
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