Politica

L’inflazione frena, ma morde. Bce: Meloni teme la stretta

L’inflazione frena, ma morde. Bce: Meloni teme la strettaIl ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni – LaPresse

Il caso Scontro con la Banca Centrale Europea dopo le critiche del governo: Lagarde "stupita". Da Francoforte un messaggio preciso e minatorio: "L’Italia farà bene a smettere di criticare la Banca"

Pubblicato più di un anno faEdizione del 6 gennaio 2023

L’inflazione cala in Italia come in tutta Europa, passando secondo i dati Istat dall’11,8% di novembre all’11,6% di dicembre, ma meno che negli altri paesi. Anche i prezzi alla produzione industriale, indice diverso da quelli al consumo, scendono in Europa, in media con un decremento dello 0,9%. L’Italia è in controtendenza ed è il paese che registra l’incremento più alto, pari a +3,3%. Non dipende dal destino cinico e baro ma dalle politiche di protezione dai rincari delle bollette, che da noi sono meno drastiche che in quasi tutti gli altri paesi europei, non essendo stato applicato nessun tipo di «scudo». In questa situazione il governo inizia a considerare l’eventualità di dover tra qualche mese tornare a intervenire sulle accise, qualora «per colpa della speculazione», i prezzi dovessero tornare a impennarsi eccessivamente.

È PROPRIO QUELLO che il governo escludeva categoricamente sino a un paio di giorni fa e che tuttora intende cercare di evitare a tutti i costi, semplicemente perché il costo è troppo alto. A palazzo Chigi e al Mef sono ancora ottimisti. Puntano sul calo del prezzo del gas, i cui effetti sulle bollette si vedranno secondo gli auspici nel giro di due o tre mesi, come freno naturale della corsa ai rincari. Nessuno si illude che basti, ma la ragionevole speranza è che per finanziare i nuovi sostegni basti uno scostamento di bilancio contenuto e dunque digeribile per la Ue.

MOLTO PIÙ PREOCCUPANTI, per Giorgia e Giorgetti ma anche per figure moderatissime come il ministro Tajani, sono le misure congiunte che la Bce ha già annunciato: stretta sui tassi a colpi di 50 punti base a partire da marzo per un numero imprecisato di volte entro i prossimi sei mesi, fine degli acquisti dei titoli italiani da parte della Bce e progressiva vendita di quelli acquistati. Il timore, o più precisamente il terrore dei governanti è che le due misure combinate strozzino la crescita bloccando gli investimenti privati, senza che il governo possa mitigare gli effetti della crisi ricorrendo al deficit, data l’impennata dei rendimenti. Un quadro complessivo che rende il rischio di crisi sociale a breve assolutamente concreto.

CONVINCERE LA BCE a tornare sulle proprie decisioni è una missione impossibile, anche se la premier è decisa a provarci. Per l’Italia è comunque essenziale riuscire a ottenere almeno una stretta meno rigida nella riunione del board della Bce fissata per il prossimo 2 febbraio. La strategia del governo è mettere in campo un fronte ampio dei paesi dell’Eurozona, con Italia, Spagna e Francia in prima fila. L’esito del braccio di ferro con i paesi che insistono sulla stretta drastica, guidati da Germania e Olanda, è però tutt’altro che scontato anche se il calo dell’inflazione fornisce alle colombe un argomento concreto e pesante.

RISCHIA PERÒ di incidere negativamente la tensione che si è creata fra Roma e Francoforte. Le critiche dei ministri italiani, a partire da quelle esplicite e scoperte del ministro della Difesa Crosetto, sono state prese malissimo a Francoforte. Ufficialmente nessuno parla ma le indiscrezioni raccontano una Lagarde «stupita» e convinta che l’Italia si stia danneggiando da sola. Nonostante il rialzo dei tassi, argomentano a Francoforte, la situazione dell’Italia è considerata solida. L’inflazione stessa, aumentando il Pil nominale e dunque il denominatore nel rapporto debito/Pil, migliora la situazione del debito italiano. Come scrivono i cinque economisti incaricati di rispondere due giorni fa alle critiche sul sito della Banca, «il pasto non sarà gratis ma a prezzo affrontabile». Il problema, fa notare però Stefano Fassina in un articolo nel quale chiede alla sinistra di sostenere la posizione di Crosetto, è che i prezzi saranno pagati tutti da lavoratrici e lavoratori e non saranno affatto lievi: «Perdita di occupazione e taglio del potere d’acquisto delle famiglie: un costo sociale enorme per benefici minimali».

LE «INDISCREZIONI» della Bce veicolano però un messaggio preciso e minatorio: se non vuole apparire più fragile di quanto non sia, con effetti disastrosi sui rendimenti, e se vuole provare a ottenere una stretta meno severa, l’Italia farà bene a smettere di criticare la Banca.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento