L’inerzia di Valditara che arricchisce le scuole di lingua private
ISTRUZIONE La lista degli enti riconosciuti dal ministero per le certificazioni linguistiche non viene aggiornata da anni, nonostante più di un decreto. Quella attuale è scaduta ma continua a essere presente sul sito, favorendo un mercato che fa pagare i precari della scuola
ISTRUZIONE La lista degli enti riconosciuti dal ministero per le certificazioni linguistiche non viene aggiornata da anni, nonostante più di un decreto. Quella attuale è scaduta ma continua a essere presente sul sito, favorendo un mercato che fa pagare i precari della scuola
Il Ministero dell’istruzione deve da anni aggiornare la propria lista degli enti certificatori di lingue straniere accreditati, eppure latita. Il dicastero guidato dal leghista Giuseppe Valditara ha emanato un decreto per aggiornare il precedente elenco, ma tra domande respinte in blocco e silenzi prolungati il provvedimento sembra arenato. Ed è così che continua a resistere un mercato degli attestati linguistici, i cui attori sono principalmente due. Da un lato un esercito di docenti precari (quest’anno 250mila) che inseguono i titoli di lingua per poter ottenere un punteggio più elevato in graduatoria (un C1, infatti, può valere fino a 6 punti). D’altra parte, invece un proliferare di enti di certificazione, disponibili ad erogare gli attestati per cifre che possono arrivare a diverse centinaia di euro, che per i docenti precari vanno sommate alla spesa per i Cfu abilitanti. L’inerzia del Mim, in questo quadro, gioca un ruolo decisivo per alimentare, di fatto, questo mercato.
LA LISTA che attualmente riconosce a circa 20 istituti la titolarità a rilasciare certificazioni, è riconosciuta non solamente nei concorsi scolastici, ma viene utilizzata come riferimento per la conoscenza della lingua da ogni ente pubblico nazionale o locale. L’elenco è stato istituito nel 2012, quando un decreto riconobbe come enti formatori accreditati quelli che hanno sede presso un paese in cui la lingua di certificazione è lingua ufficiale e sono riconosciuti dai rispettivi governi. Ma in quella lista, eccessivamente gonfia, ci sono anche enti che si avvalgono di titoli che in Inghilterra sono in disuso ormai da tempo. Per questo motivo nel 2022 il ministero ha deciso di fare un passo in avanti, e con un nuovo decreto ha stabilito i requisiti necessari per accreditarsi. Requisiti che tuttavia hanno generato confusione, e portato alla bocciatura ti tutte le domande inviate. Tra questi si legge anche la richiesta di presentare atto costitutivo e statuto, anche nel caso di università come Oxford o Cambridge la cui fondazione risale ad oltre dieci secoli fa.
Di conseguenza a febbraio 2024 viene pubblicato un decreto di estensione (datato ottobre 2023) che valida la vecchia lista, quella dei 20, fino al termine dell’anno scolastico appena trascorso. Il motivo è la necessità di avere un po’ più di tempo per valutare le domande, onde evitare ricorsi e altri rallentamenti. Ad oggi, però, non ci sono stati avanzamenti e sul sito del Mim continua a essere presente la vecchia lista.
UN DECRETO FANTASMA che secondo il provvedimento estensivo non avrebbe più alcuna validità, ma che continua a essere quella di riferimento. I precari della scuola intanto continuano a pagare: un C1 può costare anche 600 euro, e alcuni degli enti riconosciuti sollevano dubbi rispetto all’effettiva formazione che alcuni di questi istituti forniscono.
A tutto ciò si somma lo stanziamento dei fondi del Pnrr della componente «Nuove competenze e nuovi linguaggi», parte dei soldi destinati alla missione 4 del piano dedicata a istruzione e ricerca. Dei 750 milioni di euro previsti per implementare la conoscenza delle materie Stem e linguistiche tra docenti e studenti, 150 sono destinati alla realizzazione di percorsi formativi di lingua. Che, in teoria, dovrebbero essere svolti dentro istituti riconosciuti e non da strutture nate appositamente per lucrare su questo mercato. Da viale Trastevere assicurano che l’aggiornamento avverrà a giorni ma sulla carta non c’è nulla di ufficiale. Intanto migliaia di precari sono costretti a foraggiare i privati anche per certificazioni di lingua ottenute seduta stante e a pagare ogni punto in più graduatoria sull’unghia per tentare di ottenere un a abilitazione dovuta.
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