Mentre le piattaforme di streaming cambiano la televisione tradizionale, cambiano anche il sistema di produzione dell’audiovisivo. Da un lato l’iperproduzione spinta dal consumo bulimico di serie e film schiacciata in tempistiche sempre più frenetiche, dall’altro la ricerca di una drammaticità aumentata del racconto che coinvolga immediatamente gli utenti, spingono ad anabolizzare gli elementi che concorrono al successo di serie tv e film. Velocità di produzione, ricerca costante di crescita degli abbonamenti e datificazione, creano un sistema polimerico nel quale, per superare la difficoltà nel catturare l’attenzione del pubblico, ogni elemento di film e serie tv è chiamato alla massima spinta.

In questa mediamorfosi innescata dalla produzione di intrattenimento per le piattaforme, la narrazione audiovisiva ha iniziato ad usare il suono non più solamente come commento di sottofondo. Così la trama sonora è diventata ormai uno fra gli elementi fondamentali nel modellare l’esperienza dello spettatore; un racconto parallelo a quello delle immagini, capace di creare ulteriori livelli di profondità e complessità per ogni scena, fino a diventare una componente cruciale nello sviluppo narrativo di film e serie tv e, in alcuni casi, un vero e proprio genere musicale. Il sound design, ossia la progettazione di ambienti sonori, rumori e atmosfere audio di film e serie tv è arrivato ad avere la stessa importanza di storia e cast, specialmente nei generi nei quali la funzione di emotivizzazione che solo l’arte dei suoni porta in sé, è ormai indispensabile al racconto.

SORTI CONDIVISE

Cinema e serie hanno da sempre un forte legame con la musica e il suono. Mentre le colonne sonore hanno più volte condiviso le sorti di pellicole e serie fissandosi nella cultura collettiva, il sound design è rimasto a lungo un sottofondo la cui funzione era quella di amplificare l’esperienza emotiva degli spettatori, ma senza farsi notare troppo. Nato nel passaggio fra cinema muto e cinema sonoro, il sound design, grazie all’esplosione della produzione seriale innescata dalle piattaforme, ha iniziato a vivere una trasformazione radicale. Non più un semplice accompagnamento, ma un elemento portante dell’intera narrazione, tanto da arrivare anche a dare origine a un sottogenere musicale funzionale alla promozione dei film e delle serie tv. Una sorta di spin off nel quale si inseguono tecnologia, creatività, sound design, musica elettronica e colonne sonore: la trailer music.
Al crescere dell’importanza del suono nella narrazione audiovisiva, corrisponde l’uscita del sound design dalla funzione di sottofondo. Lo dimostrano serie come Stranger Things, nella quale i suoni di Craig Henighan (nominato agli Emmy) arrivano ad essere usati come musica nella colonna sonora o Chernobyl, la cui eccezionale interazione fra suono e colonna sonora, oltre all’uso del silenzio come vuoto alienante di suono, hanno contribuito al successo della serie. Solo due esempi di come il sound design possa delineare l’identità emotiva di un’opera, ancor prima di storie e personaggi.

Nell’arte di fare scena con il suono ormai emersa dal fondo del racconto audiovisivo, i sound designer sono riconosciuti come artigiani che scolpiscono l’esperienza uditiva con la stessa precisione con la quale il regista inquadra una scena. Artigiani che generano suoni con le proprie mani registrando e modellando rumori di ogni tipo e di qualsiasi origine oltre che travisando strumenti musicali. Fra questi anche un italiano, Alessandro Romeo, passato anche alla produzione di suoni per altri sound designer, creando l’etichetta SampleTraxx con la quale produce archivi digitali di effetti sonori e rumoristica musicale per generi come thriller, horror, fantascienza e film d’azione, nei quali il sound design ha un ruolo centrale. Le librerie Sampletraxx sono usate da artisti di tutto il mondo da Charlie Clouser (Nine Inch Nails, Marilyn Manson e autore delle colonne sonore di Saw) a Jean Michel Jarre che di Sampletraxx ha detto: «Hanno capito fin dall’inizio che la composizione oggi è più che mai un equilibrio tra musica e sound design. Sono librerie di suoni dalle quali si abbeverano i sound designer, ma che hanno anche una funzione di stimolo verso nuovi standard di produzione sonora per l’industria musicale».

APPROCCI

L’approccio artigianale alla creazione del suono e l’avere a disposizione librerie di suoni ha liberato il sound design dall’esclusività degli studi di produzione dai grandi budget, rendendolo accessibile a creatori indipendenti e piccoli studi. Come accaduto in altri segmenti di arte, questa democratizzazione ha portato un incremento della creatività e dell’innovazione, permettendo a più voci di essere ascoltate nell’industria, ma ha abbassato al contempo i compensi per i sound designer. Questo evidenzia una delle contraddizioni più acute nell’ambito della produzione culturale delle piattaforme, sempre più aperte perché bisognose di idee nuove, ma al contempo gatekeeper, guardiani dell’algocultura che decidono cosa entra in produzione affidandosi agli algoritmi. Lo sciopero di attori e sceneggiatori statunitensi da poco concluso (ma non risolutivo) è uno dei sintomi dell’insostenibilità del nuovo sistema di produzione dell’audiovisivo.

Con l’aumento della produzione di serie tv e film l’elemento sonoro ha acquisito nuova e grande importanza, così è cresciuto il numero di sound designer generando un boom delle librerie di suoni a loro dedicate. La produzione di librerie di suoni è andata affiancandosi a quella delle librerie usate dai produttori di altra musica, come il pop, il rap e l’elettronica, così il modo di lavoro sulla modellazione estrema del suono, prerogativa del sound design, ha influenzato altri generi musicali. Fra questi soprattutto l’elettronica più avanzata, un genere già esplorativo per sua natura. L’adozione di suoni provenienti dal sound design non solo ha portato alla nascita di sottogeneri della musica elettronica come la trailer music (una produzione musicale funzionale alla sonorizzazione di trailer di film e serie tv, veri e propri spot che richiedono una drammatizzazione e un’enfasi estrema), ma ha anche contribuito al ritorno di generi come drone, noise e ambient e altri stili nei quali è fondamentale la texturizzazione sonora con fine narrativo.

Grazie a questo processo di travaso di tecniche alcuni musicisti elettronici hanno imparato il vocabolario del sound design, incorporandolo nelle loro composizioni. Figure come Ben Frost di Dark e Fortitude, o i Koan Sound di Led by Ancient Sound (vero e proprio prisma di bass music, sound design, musica da film e dance); il veterano Amon Tobin o l’italiano Aeph, la cui Don’t Fear the Reaper è uno degli equilibri più riusciti fra trailer music e pop; Ludwig Göransson che in Tenet di Nolan ha ampiamente usato la lavorazione del rumore come strumento per la colonna sonora. Artisti che progettano la musica anche con soluzioni inedite che non seguono gli schemi di ritornello e strofa, ma che richiamano la messa in musica del libretto d’opera, con le immagini dei registi al posto delle parole dei librettisti. Esempi di come i sound designer possano influenzare ed essere influenzati dalla musica elettronica e dalla musica da film fungendo da ponte tra le discipline, amplificandone il potenziale espressivo, intrecciando l’arte di fare scena attraverso il suono con la musica come la conosciamo.