L’indifferenza del legislatore
Scelte di fine vita: si torna a parlarne e non è la prima volta. La legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) ha impegnato il legislatore per ben 4 anni, […]
Scelte di fine vita: si torna a parlarne e non è la prima volta. La legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) ha impegnato il legislatore per ben 4 anni, […]
Scelte di fine vita: si torna a parlarne e non è la prima volta. La legge sulle Disposizioni anticipate di trattamento (Dat) ha impegnato il legislatore per ben 4 anni, senza alcun risultato. Se ancora serve una discussione sul tema per «non eludere un sereno e approfondito confronto di idee sulle condizioni estreme di migliaia di malati terminali», come detto da Napolitano, bisogna aiutarsi chiarendo quali siano gli obiettivi e cosa sia urgente fare.
L’obiettivo dei Radicali è da anni al centro di campagne politiche portate all’attenzione dell’opinione pubblica grazie all’iniziale impegno di Luca Coscioni. Con la proposta di legge popolare «Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell’eutanasia» si è cercato di dare risposta a quei malati terminali che vogliono poter disporre del proprio corpo fino alla fine. Per regolare un fenomeno presente seppur clandestinizzato, nella proposta si prevede che ogni cittadino «può rifiutare l’inizio o la prosecuzione di trattamenti sanitari, nonché ogni tipo di trattamento di sostegno vitale e/o terapia nutrizionale» riprendendo e riconoscendo quindi l’art. 32 della Costituzione. Il personale medico e sanitario è tenuto a rispettare la volontà del paziente anche quando questo chiede il trattamento eutanasico, purché tale richiesta provenga da una persona maggiorenne, capace di intendere e volere, i cui parenti entro il secondo grado e il coniuge siano stati informati della richiesta e abbiano avuto modo di colloquiare con la persona. Il paziente, che deve essere stato «congruamente ed adeguatamente informato delle sue condizioni e di tutte le possibili alternative terapeutiche e prevedibili sviluppi clinici», deve comunque essere «affetto da una malattia produttiva di gravi sofferenze, inguaribile o con prognosi infausta inferiore a diciotto mesi».
Dello stesso parere una trasversale pattuglia di parlamentari sottoscrittori della proposta già depositata alla Camera. Di fronte alla pressione di decine di milioni di cittadini favorevoli a tali provvedimenti (il Rapporto Eurispes Italia 2014 conferma che il 71,7% degli italiani è favorevole alla regolamentazione dei testamenti biologici e il 58,9% alla legalizzazione dell’eutanasia) e di fronte alla richiesta di oltre 190mila firmatari attraverso i siti della campagna EutanasiaLegale e Change.org, il Parlamento elude il confronto ormai da 246 giorni. Intanto, davanti alla negligenza del legislatore, assistiamo al fenomeno di coloro che si recano in esilio per morire.
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