In un brano di quasi cinque minuti, Meno male, la voce profonda di Giovanni Succi mette in fila luoghi comuni e frasi fatte, che in un crescendo di musica elettronica percussiva e avvolgente riesce a mettere in musica tutta l’inquietudine e la violenza strisciante che caratterizza le conversazioni che ogni giorno riempiono le televisioni, i bar, i giornali. Si apre così Accetta e continua (Garrincha), l’ottavo album dei Bachi Da Pietra, band che da quasi vent’anni esplora il nostro lato più oscuro, riuscendo a raccontare con uno stile diretto e ricercato l’inconscio brutale che anima i nostri tempi. Un po’ come, qualche anno fa, la band reinterpretava in chiave noise il manifesto interventista del 1914 di Giovanni Papini, «Amiamo la guerra», a esprimerne in modo efficacissimo tutta la follia e sete di sangue. Un istinto che pare non essersene mai andato. «La violenza è umana, assume varie forme, ma è sempre lei. Con due conflitti in corso qui alle porte è difficile essere rassicurante. La notizia – riflette Succi – è che le guerre producono atrocità da sempre eppure restano il metodo più conveniente per risolvere questioni legate a un pezzo di terra. Poi per quanto dispiaccia il fatto che nelle guerre si sprecano i massacri degli inermi, il dispiacere non è mai stato sufficiente a evitarli. Ce ne sono stati, ce ne sono, ce ne saranno altri. Anzi le stragi di innocenti sono manna per la propaganda da una parte come dall’altra, soprattutto da quando c’è una platea mediatica che se ne sta al calduccio a fare il tifo per una bandierina come per la squadra del cuore, sempre giusta, saggia, sempre buona, che ha sempre ragione. Io per decenza umana mi astengo sempre e in ogni caso da qualsiasi esultanza, altri no, avendo la verità in tasca».La violenza è umana, assume varie forme, ma è sempre lei. Con due conflitti in corso qui alle porte, è difficile essere rassicurante. Le stragi di innocenti sono manna per la propaganda.

E A RICORDARCI di come tutto questo faccia parte anche della cronaca, la band ha scelto come primo singolo Mussolini, a farci chiedere: è ritornato il fascismo? O è tutta una farsa, ancora più di prima? «No, sotto il fascismo semplicemente questa conversazione non avrebbe luogo. Quindi no, il fascismo non è tornato, nemmeno se il popolo sovrano ha eletto nostalgici alle più alte cariche dello Stato. Certo il culto del brand Mussolini si è fondato sulla rappresentazione scenografica del potere, e la radice italica più autentica della rappresentazione, guarda caso, è la farsa. Va forte ancora oggi. Peccato sia poi finita in tragedia e non a tarallucci e vino, ma questo piace dimenticarlo a chi crede al Duce come a Babbo Natale ed è nato in una democrazia».

IL SUONO dei Bachi oggi si è fatto ancora più compatto e le direzioni musicali più diversificate, muovendosi dal rock al blues, al noise, all’elettronica. Merito anche dell’ingresso in formazione di Marcello Batelli (ex Teatro degli Orrori, ora nei Non voglio che Clara), che fin dallo scorso album Reset è arrivato a integrare lo storico duo di Succi e Bruno Dorella. C’è un inaspettato riferimento a ispirare il sarcasmo beffardo e le parole affilate del cantautore Giovanni Succi. «È Dante», spiega, «il più grande di tutti i tempi. Assurdo che il vero prototipo dell’artista contemporaneo sia un uomo medievale, ma è così: insegna a osare, contro tutto e tutti». Dell’approccio inattuale, e della capacità ciò nonostante di descrivere in modo così preciso il nostro tempo, i Bachi hanno sempre fatto un punto di forza. «La ragione ce l’ha chi vince e noi, possiamo ammetterlo, abbiamo perso. Lo sappiamo, ci piace, moriremo presto col sorriso. Nell’arco di una vita non ho trovato un solo modo efficace per fare arrivare quello che ho da dire all’orecchio della mia contemporaneità. Quindi potrei essere un incompreso, oppure un idiota. Ahimè sono più per la seconda. Lo accetto. Continuo». Meno male che sono tornati i Bachi Da Pietra.