L’inconfondibile Bill Frisell
Music Intrigante live set alla Casa del Jazz con il grande chitarrista. Il frutto di una complessa e vertiginosa stratificazione-integrazione fra linee melodiche, accordi, distorsioni e variazioni timbriche.
Music Intrigante live set alla Casa del Jazz con il grande chitarrista. Il frutto di una complessa e vertiginosa stratificazione-integrazione fra linee melodiche, accordi, distorsioni e variazioni timbriche.
Il suono della chitarra di Bill Frisell ha caratteri inconfondibili: all’apparenza fluido e lineare è, in realtà, il frutto di una complessa e vertiginosa stratificazione-integrazione fra linee melodiche, accordi, distorsioni e variazioni timbriche, con accelerazioni, riprese e abbandoni di cellule sonore. Frisell ne fa un tutt’uno difficilmente distinguibile se non ad un chitarrista e – dato il volume medio ed il tempo rilassato di gran parte del repertorio attuale – la sua musica suona semplice ed eufonica pur non essendolo. Sotto l’apparente quiete c’è un magma sonoro che il sessantaseienne chitarrista americano ha imparato a dominare nel tempo.
Ad ascoltare questo indiscusso «maestro» del jazz a cavallo tra XX e XXI secolo c’era il «tutto esaurito» al SummerTime 2017 alla Casa del Jazz. Con Frisell il bassista (acustico ed elettrico) Tony Scherr ed il batterista Kenny Wollesen, suoi partner abituali (l’ultimo cd è in duo con Thomas Morgan: Small Town, Ecm). Inizio e fine del recital capitolino orientano la «bussola» friselliana: il primo brano prevede un tema con all’interno degli armonici che è sottoposto a numerose variazioni timbriche, di volume, di distorsione. Come se fosse un mantra, la melodia viene ripetuta e variata potenzialmente all’infinito ricordando l’improvvisazione tematica di Sonny Rollins ma immersa in una dimensione elettrica. Il secondo titolo ha un andamento country ed il chitarrista usa – dall’inizio alla fine – un timbro unico, senza «moltiplicare» lo strumento, sempre spalleggiato da un simbiotico Scherr e da Wollesen che alterna rigida scansione del tempo con figurazioni più fantasiose.
Il recital scorre veloce (in complesso un’ora e venti) ma i pezzi sono incastrati uno nell’altro, appena separati dagli applausi di un pubblico attento e rapito mentre Bill Frisell è sempre stato uomo parco nelle parole. L’ultimo brano è di Burt Bacharach ed il bis You Only Live Twice, in sintonia con il penultimo album (When You Wish Upon A Star, Okeh) in cui interpreta temi tratti da colonne sonore di film o serie tv. Del resto negli ultimi anni il chitarrista ha cercato nel passato il ponte verso il futuro (…) Le due spinte – indietro e avanti – agiscono insieme, «contemporaneamente».
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