L’inchiesta politica sulle toghe che spacca la maggioranza
Giustizia Il centrodestra torna unito e ripropone un chiodo fisso, attualizzato dopo il caso Palamara. Iv ci sta, ma Pd e 5 S dicono no e scoppia il caso a Montecitorio
Giustizia Il centrodestra torna unito e ripropone un chiodo fisso, attualizzato dopo il caso Palamara. Iv ci sta, ma Pd e 5 S dicono no e scoppia il caso a Montecitorio
Un pezzo del passato che ritorna. Di progetti di legge del centrodestra per istituire una commissione bicamerale d’inchiesta sulla magistratura non ce n’è solo uno, quello firmato da tutti i deputati del centrodestra di cui si è parlato ieri in un tempestoso ufficio di presidenza della prima e seconda commissione di Montecitorio, ma almeno sei tra camera e senato. A scatenarli tutti è stato il caso giudiziario Palamara e la più recente intervista bestseller al direttore del giornale Sallusti in cui il magistrato sotto inchiesta a Perugia accusa tutti gli altri, cioè il «sistema» delle correnti. Questa dell’inchiesta politica sulla magistratura è idea antica, sta nel vecchio testamento del centrodestra italiano, parte dal Berlusconi di vent’anni fa e arriva fino a Salvini che l’altro giorno annunciava al Giornale la riforma della giustizia che farà con Silvio e Giorgia. Anzi, è stata proprio la Lega ieri ad annunciare una nuova proposta di legge per chiamare alla sbarra parlamentare le toghe, non contenta di quella a prima firma di una ministra (Gelmini) che a luglio scorso sottoscrissero tutto il centrodestra. Il troppo stroppia e questa novità leghista è stata il cavillo tecnico che ha consentito al Leu, Pd e 5 Stelle – i presidenti delle commissioni giustizia e affari costituzionali della camera sono entrambi grillini – di rinviare la calendarizzazione dello scottante argomento. Ma la prossima settimana ci sarà un altro ufficio di presidenza e la giustizia tornerà a far ballare la maggioranza più grande che c’è.
Ieri accuse contrapposte. Per Forza Italia e Lega il resto della maggioranza «fa lo struzzo» o proprio «ostruzionismo» per bloccare la commissione d’inchiesta. Fratelli d’Italia si associa e così anche +Europa-Azione con Costa che accusa i presidenti grillini di «buttare la palla in tribuna». Replica il presidente della commissione giustizia Perantoni che si deciderà, ma «non rientrano nel perimetro delle commissioni parlamentari d’inchiesta temi che possono provocare un conflitto tra poteri dello stato». Per il Pd e i 5 Stelle non se ne parla. La responsabile giustizia dem Anna Rossomando crede che la proposta di una commissione d’inchiesta parlamentare sia «una boutade» perché «la separazione dei poteri è alla base della cultura delle garanzie». Tra le proposte c’è però anche quella di Italia viva con il deputato Giachetti che vuole una commissione – monocamerale stavolta – con perimetro circoscritto alle modalità con cui il Csm ha assegnato gli incarichi direttivi.
Non così la proposta a prima firma Gelmini, che vorrebbe invece indagare su cosucce come «lo stato dei rapporti tra la magistratura e le forze politiche» e «tra magistratura e media». Strabiliante ma se ne riparlerà perché lo stop tecnico di ieri, simile a parti rovesciate a quello che la Lega ha imposto al senato sul disegno di legge contro l’omofobia, sarà anche in questo caso superato. Sulla giustizia non c’è nuova maggioranza che tenga, il passato non passa.
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