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L’improvviso coraggio di improvvisare

Ostinato «Il reale è sempre ciò che non ci aspettiamo». Questa frase l’ha pronunciata Daniele Goldoni, filosofo e musicista (ottimo improvvisatore di avant jazz alla tromba) durante una tavola rotonda a […]

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 17 dicembre 2022

«Il reale è sempre ciò che non ci aspettiamo». Questa frase l’ha pronunciata Daniele Goldoni, filosofo e musicista (ottimo improvvisatore di avant jazz alla tromba) durante una tavola rotonda a dieci voci promossa da Nuova Consonanza nel corso del festival 2022 intitolato Musica in movimento. Ciò che non ci aspettiamo, l’imprevisto, il non predeterminato, il non testuale. In una parola: l’improvvisazione. Il filosofo Alessandro Bertinetto ha ricordato che improvvisare è l’attività umana per eccellenza. Quando si parla tra diverse persone, per esempio. «Improvvisare è il timbro dell’umano», ha detto Bertinetto. Con la parola timbro si era già nel campo che questo incontro di belle teste intendeva esplorare e cioè l’improvvisazione in musica. Da qualche tempo – era ora! – oggetto di indagine e pratica artistica anche nella musica «dotta» dopo un paio di secoli di oblio. Ancora Goldoni: «Ci sarebbe da chiedersi perché in musica si è smesso di improvvisare, eppure è successo proprio questo: si ha diritto di parlare solo se si ha un testo a disposizione da seguire». Poi Goldoni ha raccontato le sue esperienze con musicisti e con studenti. Nelle sedute sperimentali si è quasi convenuto di adottare per esercitarsi nell’improvvisazione gli stili della musica detta contemporanea. Con ampio uso delle «tecniche estese» nell’impiego degli strumenti, vale a dire delle tecniche non canoniche. Michela Garda, musicologa e sociologa della musica, ha problematizzato ulteriormente l’argomento con spunti brillanti. «Abbiamo bisogno di modelli per improvvisare e nello stesso tempo abbiamo bisogno di disfarci di quei modelli… L’improvvisazione suggerisce il concetto di creatività distribuita… Occorre discutere l’idea che l’esecuzione sia sempre una cosa rigida e l’improvvisazione una cosa libera». Insegnare l’improvvisazione sembra contraddittorio con il principio della «naturalità» di questa pratica, però si fa. Lo fa Mirio Cosottini, eccellente trombettista, compositore e filosofo. «Se succede che incoraggio a improvvisare su una sola nota è perché spero di favorire la non linearità, la non narratività, la non consequenzialità obbligata». La musicologa Daniela Tortora ha annotato certi aspetti paradossali del «caso Scelsi». Questo grande musicista si orientò verso l’improvvisazione come criterio compositivo già negli anni Cinquanta del Novecento, ma registrava, sceglieva certi materiali, li consegnava a trascrittori, così il pentagramma, prima espulso, rientrava dalla finestra. Accordo generale a fine lavori: l’improvvisazione illumina il concetto di musica come processo non come confezione di opere chiuse.

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