L’imprinting pirandelliano
A teatro «Sei personaggi in cerca d'autore» in un particolare allestimento organizzato da Michele Sinisi
A teatro «Sei personaggi in cerca d'autore» in un particolare allestimento organizzato da Michele Sinisi
Si presenta, fin dalle prime battute, come un laboratorio di maleducazione pirandelliana (luci in sala, sipario aperto, gente al lavoro, palcoscenico ingombro, un caotico via vai) quello organizzato alla Sala Fontana di Milano da Michele Sinisi (produce Elsinor). Spunto e banco di prova non possono non essere i Sei personaggi, creature indomite che stanno al gioco dell’apparenza e dell’inganno con aristocratico distacco e lodevole vulnerabilità. C’è semmai il rischio derisione. Ma ne hanno viste così tante, da quando uscirono allo scoperto un secolo fa, che non sarà un’ulteriore manomissione a incrinarne il fascino. Che infatti resiste alla furia selvaggia e distruttiva cui Sinisi li sottopone. Dissolto l’eterno tranello/ritornello verità/finzione, in cui periodicamente ripiombano, Sinisi li consegna alla più radicale e vorace contemporaneità. Sono loro del resto, storicamente, gli unici autorizzati a farsi e disfarsi del proprio peso drammatico, come del proprio involucro psicanalitico. Sinisi lo sa. Li sfrutta e non fa sconti. Con esuberanza e arroganza li martirizza. Li scompone e destruttura. Li inquina. Ma il bello è che il supplizio funziona. Il dispositivo marcia senza intoppi. Così alla fine, pur squassati nel vortice dell’ingombro virtuale, fra schermi youtube google telefonini play list, e disorientati da altri ospiti inattesi, essi ritrovano, integra e intatta, la loro ambigua, dolorosa umanità. L’originario, indistruttibile, imprinting pirandelliano.
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