Economia

L’impresa degli stranieri contro la crisi

L’impresa degli stranieri contro la crisi

Milano Sono sempre di più le ditte individuali gestite da immigrati

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 3 aprile 2013

Più milanesi dei milanesi, tutti depressi e impoveriti in tempi di crisi, ci sono solo gli stranieri. Lavorano. Si mettono in proprio. Ci provano, e ce la fanno. Gli stranieri non solo non «ce lo portano via», il lavoro, ma se lo inventano anche, contribuendo ad incrementare il dato statistico sulla ricchezza prodotta e nello stesso tempo il «tasso» di vivibilità di una città che ha sempre saputo sfruttare e integrare la dinamicità delle ondate migratorie. Infatti è grazie a loro se oggi l’economia di Milano, tutto sommato, tira ancora, o non sta crollando del tutto.

Nel corso del 2012, per esempio, senza gli stranieri le 285mila imprese milanesi sarebbero calate dell’1% e ce ne sarebbero 2.600 in meno. Le piccole imprese (ditte individuali) con un titolare straniero a Milano sono 26 mila: +11,5%, un incremento notevole soprattutto considerando l’annus horribilis appena trascorso per l’economia non sono milanese. Significa che quasi una ditta individuale su quattro è in mano a un titolare straniero (in totale occupano quasi 40 mila persone, 4 mila in più rispetto all’anno precedente).

Sono questi i dati più significativi elaborati dalla Camera di Commercio di Milano. Se si considerano tutte le imprese con la maggioranza di controllo in mano non agli italiani (Srl, Spa, etc…), a Milano ci sono oltre 34 mila ditte (il 12% del totale, con un numero di occupati di poco inferiore alle 100 mila unità). In alcuni settori la presenza di imprenditori stranieri è diventata maggioritaria (ben 22, cioè 7 in più rispetto al 2011). Gli internet point, ovviamente (485 impree su 523), il commercio al dettaglio ambulante di bigiotteria (91,8%) e di tessuti (86,3%), il commercio di fiori (75,1%), ma anche la spedizione di materiale di propaganda (62,3%) e le attività di sgombero cantine e solai (61,9).

Dai dati emerge anche un piccolo boom dei centri «per il benessere fisico e massaggi» gestiti da stranieri (67,7% del totale), delle attività di traduzione ed interpretariato (67,1%) e delle imprese addette alla pulizia degli edifici. Rispetto al 2012, altri due settori hanno superato la concorrenza degli italiani: i money-transfer (56,3% del totale) e gli altri servizi di sostegno alle imprese (68,8%). Infine, ci sono alcuni settori in cui le donne imprenditrici rappresentano la maggioranza: gli istituti di bellezza, manicure e pedicure, e i servizi di asili nido. I piccoli imprenditori stranieri sono in maggioranza egiziani (uno su cinque), cinesi (15,8% del totale) e rumeni (8,7%). Ma l’incremento record nel corso dell’ultimo anno tocca alle imprese di cittadini provenienti dal Bangladesh: + 26%.

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