Duecentocinquanta milioni di dollari non sono nulla per un imprenditore la cui fortuna è valutata da Forbes intorno ai venticinque miliardi. Duecentocinquanta milioni di dollari sembrano anche pochissimi per comprare uno dei più prestigiosi quotidiani d’America, il giornale che ha fatto storia non solo con Watergate e i Pentagon Papers ma anche più recentemente, per esempio con i magnifici reportage sulla burocrazia del terrore post 11 settembre. Eppure, il giorno dopo l’annuncio che il fondatore e amministratore delegato di Amazon, Jeffrey P. Bezos, ha comprato il «Washington Post» qualcuno ha scritto che, considerando lo stato attuale dell’editoria, la sua offerta è stata addirittura generosa.
Solo l’altro giorno, il proprietario dei Boston Red Sox, John Henry, con settanta milioni di dollari, si era aggiudicato la proprietà del Boston Globe, che il New York Times aveva acquistato nel 1993 per un miliardo e cento milioni.
Dal suo quartiere generale nello stato di Washington, sulla West Coast (da cui, ha già assicurato, non intende muoversi) Bezos ha acquistato il più insider degli organi d’informazione sulla politica washingtoniana a titolo personale, non in quanto CEO di Amazon. Lui e Donald Graham, l’attuale amministratore delegato del Post, e discendente della famiglia che ha controllato il giornale per gli ultimi ottant’anni, si conoscevano da molti anni e Graham lo aveva consigliato su come promuovere la diffusione di quotidiani attraverso il tablet di Amazon, Kindle.
«Il fatto che fosse Bezos a voler comprare è stato ciò che ha cambiato l’equazione», ha dichiarato l’erede di Katharine Graham suggerendo che, mentre la redazione è stata colta di sorpresa dall’annuncio di lunedì, la famiglia stava comunque considerando l’opzione di vendere da tempo. Con l’assenso del consiglio di amministrazione della testata, ma in grande segretezza, già alla fine del 2012, Graham aveva infatti incaricato la banca d’investimento Allen and Company di esplorare possibili cessioni.
Come notava sul New York Times di ieri Andrew Ross Sorkin, Bezos è solo l’ultimo di una serie di miliardari che, come Henry (e i vari interessati all’acquisto del Los Angeles Times), comprano giornali non tanto perché credono nell’investimento finanziario ma per senso di responsabilità civile, per vanità, perché è un bel giocattolo o per avere un megafono….Probabilmente la ragione sta in un misto di tutti e tre. Dopo tutto, Bezos si è già dimostrato un imprenditore eclettico, finanziando il recupero di un pezzo della navicella spaziale Apollo dal fondo dell’Atlantico e investendo nella creazione di un orologio seppellito nelle montagne del Texas e destinato a funzionare per i prossimi 10 mila anni.
Con Amazon, però, la sua creatura più distintiva e oggi straordinariamente potente, Bezos non ha reinventato solo il modo in cui i libri sono venduti, ma anche quello in cui sono consumati e Amazon sta, sempre di più, espandendo la sua produzione di materiale originale, specialmente in video. I contenuti sono quindi una sua passione/preoccupazione. È difficile per quello immaginare che, non importa quanto [/CITTA]hands off si professi al momento (l’organico del giornale rimane immutato come la sua direzione e gestione quotidiana, ha detto Graham), tale visione non venga riflessa, prima o poi, in quello che succederà al/del Washington Post.
Ed è inoltre impensabile che la cultura pragmatica, obliquamente anti-ideologica (Bezos ha speso soldi per finanziare campagne a favore dei matrimoni gay ma contro le tasse per i ricchi, e si professa «un libertario con la l minuscola») di Silicon Valley non impatterà quella tradizionale, coltivata da sempre a Washington e che nel «Post» aveva uno dei suoi simboli più importanti e potenti. Per ora, Bezos ha rilasciato questa dichiarazione: «I valori del Washington Post non hanno bisogno di cambiare. Il dovere del giornale rimane nei confronti dei lettori e non della proprietà privata che lo controlla. Continueremo a seguire le verità, ovunque essa ci porti e cercheremo di non fare errori. Quando ne faremo, li riconosceremo e cercheremo di rimediarli in fretta».
Di tutte le grandi famiglie storiche che erano proprietarie dei giornali americani (oltre ai Graham, i Chandeler per il Los Angeles Times, i Bancroft per il Wall Street Journal, i Cowles per il Minneapolis Star Tribune….) oggi è rimasta solo quella dei Sulzberger, che possiede il New York Times.
L’imprenditore hi-tech entra in redazione
Media. Jeff Bezos, il magnate fondatore e amministratore delegato di Amazon, compra per 250 milioni di dollari il Washington Post

Jeff Bezos
Media. Jeff Bezos, il magnate fondatore e amministratore delegato di Amazon, compra per 250 milioni di dollari il Washington Post
Pubblicato 10 anni faEdizione del 7 agosto 2013
Giulia D'Agnolo Vallan, NEW YORK
Pubblicato 10 anni faEdizione del 7 agosto 2013