L’imperativo è: esagerare con cautela
Inutile girarci attorno: il giorno di Natale non è un giorno come gli altri. Altrimenti, non staremmo neanche qui a parlarne. E siccome sono secoli che l’occasione fa il consumo […]
Inutile girarci attorno: il giorno di Natale non è un giorno come gli altri. Altrimenti, non staremmo neanche qui a parlarne. E siccome sono secoli che l’occasione fa il consumo […]
Inutile girarci attorno: il giorno di Natale non è un giorno come gli altri. Altrimenti, non staremmo neanche qui a parlarne. E siccome sono secoli che l’occasione fa il consumo e crea altre occasioni, tanto vale scendere a patti con il secolo e, credenti o miscredenti, laici e agnostici se accettiamo di partecipare al rito tanto vale vestirsi bene. Perché quello è: un rito. Al quale ci si deve presentare con tutti i requisiti del caso. Un po’ di perfidia, però, non guasta.
Perché per il pranzo di Natale il dress code più adeguato resta l’over dressing, cioè l’esagerazione, che è assolutamente in linea con la festività che si celebra. Infatti, sarebbe veramente fingere più della finzione se si facesse finta di dare ascolto agli appelli alla sobrietà: vi pare sobrio tutto il can can di luci-ricchi-premi-e-cotillon che si scatena almeno un mese prima e che costringe, nonostante gli appelli, al consumismo più sfrenato ma con la coscienza messa a posto dall’obbligatorietà dell’occasione? Insomma, abiti e accessori per Natale devono essere quelli che sottolineano esattamente l’aspetto della festa e delle grandi occasioni, scegliendo proprio quello che i nostri ospiti, che siano amici o parenti, che li riceviamo o che ci ricevano a casa loro, non si aspettano.
Abiti che spiazzano, quindi, senza però trasformarci né in alberi di Natale con puntale dorato né statuine adatte a presepi interetnici. Perché la cosa che occorre evitare più dei chili di troppo che si prendono a tavola è una specie di adeguamento ai buoni propositi e quindi mettere in atto una specie di sgrammaticatura comportamentale che sottolinei quanta finzione c’è in una festa che se cadesse in un’altra stagione non potrebbe avere la scusa delle neve, delle renne e del babbo Natale, anche se il signore vestito di rosso e bordato di pelliccetta bianca lo si vede a tutte le latitudini, perfino sulle spiagge dei paradisi tropicali. E allora, evitando ovviamente gli abiti lunghi e gli smoking per l’ora di pranzo, il pensiero dell’abbigliamento deve essere orientato verso lo shock, lo stupore, una sorta di maleducazione ben educata e ammaestrata che cambiandoci l’aspetto ci cambia anche la personalità.
Sempre e comunque nel rispetto delle nostre convinzioni politiche-sociali-culturali, ovviamente. E in un colpo solo potremmo scoprire come, non corrispondendo più alle aspettative che gli altri hanno di noi, proprio natale ci faccia la sorpresa dell’inaspettato, ci porti in regalo prima un nostro nuovo modo di approcciarci agli altri e poi un atteggiamento insospettato degli altri nei nostri confronti. L’operazione, ed è qui il difficile, deve essere condotta con estrema cautela: ci vuole un attimo per cadere nel ridicolo.
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