Liguria, giallorossi alleati per Sansa. Ma il M5S non c’è
La sfida delle regioni Zingaretti e gli altri big Pd in campo per il giornalista: «Qui testiamo l’asse Pd-5 stelle». Grillo e Di Maio però non si fanno vedere
La sfida delle regioni Zingaretti e gli altri big Pd in campo per il giornalista: «Qui testiamo l’asse Pd-5 stelle». Grillo e Di Maio però non si fanno vedere
In Liguria foto di gruppo con Pd e grillini non ce ne saranno. Dopo l’esperienza un anno fa a Narni, quando Conte, Di Maio e Zingaretti si assembrarono in soccorso del candidato giallorosso alla regione Umbria (stravinta da Salvini), i big dei due partiti non hanno fatto neppure una iniziativa comune con il candidato presidente, il giornalista del Fatto Ferruccio Sansa.
Conte all’inaugurazione del nuovo ponte Morandi aveva promesso una visita, ma ci ha ripensato. Di Maio, che pure gira come una trottale per tutte le regioni, a Genova non si è mai fatto vedere, pare per vecchie ruggini con Sansa. E così Beppe Grillo, che pure è vicino di casa del candidato a Sant’Ilario e amico di famiglia: a Genova negli scorsi anni ha fatto manifestazioni oceaniche, pure per la candidata alla regionali del 2015 Alice Salvatore (ora uscita dal Movimento e candidata in proprio). Stavolta niente.
Altra storia per Nicola Zingaretti, che ieri ha affrontato due piazze con Sansa. E ha ribadito il suo appello al voto utile: «Chi non vuol far vincere Meloni, Salvini, anche se non è d’accordo su Sansa, vada e lo voti. Lui è competitivo e può vincere». Oltre a Zingaretti sono stati attivi il suo vice Andrea Orlando, di La Spezia (il primo big del Pd a credere alla candidatura di Sansa, nata da una raccolta firme lanciata dalla comunità di don Andrea Gallo), i ministri Giuseppe Provenzano e Paola De Micheli, Roberta Pinotti. Il Pd, insomma, la faccia ce l’ha messa.
IL CANDIDATO GIORNALISTA affronta il gigante Toti (rafforzato dalla rapida ricostruzione del Morandi e dalla forte popolarità del sindaco di centrodestra Marco Bucci) con tono crepuscolare, forse perché figlio del poeta e magistrato Adriano, che di Genova è stato sindaco: piccoli incontri, «comizi a quattrocchi» con singoli cittadini sulle scale o sulle panchine, gite sulle alture dei Genova sui luoghi della Resistenza con gruppi di ragazzi, ripetute incursioni nei borghi dell’entroterra che vorrebbe rilanciare e ripopolare.
La sua parola d’ordine è «Cura», nel senso della canzone di Battiato, del prendersi cura dei liguri, del territorio, delle coste. Ma anche della salute. Non a caso la gestione della Sanità negli ultimi 5 anni di Toti è uno dei punti di attacco più forti, «troppo spazio ai privati» e così la crisi Covid: «Gestione disastrosa». Il tono soffuso e l’aria da intellettuale si accompagnano a una determinazione ferrea, a un programma studiato nei dettagli, che lui riassume come una «rivoluzione». Parola impegnativa, anche perchè- spiega Sansa- «la mia non è una rivoluzione contro qualcuno, ma per i liguri».
Per settimane ha cercato un confronto con l’avversario, ma Toti furbamente si è defilato, dando forfait anche all’invito della Curia. Lui posta foto di paesaggi sui social, immagini mentre mangia il pesto e la focaccia: «Sansa? Non saprei cosa dirgli». E così il giallorosso si è inventato interviste alla sedia vuota, con battute sullo scolaro somaro che si inventa una seconda appendicite pur di non rispondere. E ancora: «Lui è stato il giornalista prediletto di Berlusconi, io invece da giornalista ho criticato anche le forze che mi sostengono». Dentro il Pd è ancora viva la rabbia per un libro del candidato «Il partito del cemento», da cui i dem uscivano ammaccati.
Nonostante la partenza in netto ritardo e in svantaggio, Sansa ribadisce il carattere nazionale del modello ligure: «Questo è un esperimento importantissimo di carattere nazionale, l’alleanza tra Pd e M5S deve trovare linfa sul campo, e il campo è questo». Parole che fanno tremare i big nazionali demogrillini, già in ansia per le ricadute delle regionali sul governo. Ma Sansa insiste: «All’inizio non era così, ma ora i due partiti qui stanno lavorando benissimo insieme, si sono amalgamati, gli elettori hanno gli stessi sentimenti e ideali comuni».
Fatto che sta mentre 5 anni fa la Liguria era su tutte le tv nazionali, con lo scontro fratricida tra la renziana Raffaella Paita e la sinistra di Sergio Cofferati e Luca Pastorino (antipasto della scissione nel Pd), ora è sparita dai radar. Eppure è la regione dove Pd e bersaniani di Articolo 1 hanno fatto una lista comune, Pastorino con la sua lista di sinistra sta in coalizione e fuori sono rimasti solo i renziani della Paita, che candidano uno semisconosciuto ingegnere, Aristide Massardo.
GRILLO HA “BENEDETTO” Sansa a suo modo, con la candidatura del suo dentista nella lista civica, l’83enne Flavio Gaggero, che cura altri vip come Renzo Piano e Gino Paoli e di sera si dedica gratuitamente a migranti e diseredati. «Beppe? L’ho sento spesso, lui adesso è contento della mia candidatura». Un «adesso» che tradisce i travagli della scorsa estate, e spiega la solitudine del candidato nell’unica piazza in cui i partner di governo hanno tentato l’alleanza: un asse voluto dal basso e cementato, spiegano fonti dem, «da 5 anni di lavoro comune all’opposizione».
SULLO SFONDO il grande rischio astensione per paura del Covid, in una regione piena di anziani (c’è un focolaio in corso a La Spezia). E così il padre di Sansa, 80 anni, lancia un appello ai liguri: «Fatevi sentire, la vostra voce è preziosa, non state a guardare». Per il rush finale, oggi Toti chiude con Salvini. Per Sansa arriva Elly Schlein, finale domani a Genova con Dario Vergassola.
Lui assicura che, in caso di sconfitta, farà il consigliere regionale e una «opposizione durissima». A chi gli chiede chi gliel’abbia fatto fare risponde con una frase di un amico che non c’è più: «Se credi che sia la battaglia giusta, buttati. Non fare calcoli di vittoria. Ricordati solo una cosa: resta te stesso».
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