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Libri, divieti e commesse disobbedienti

Libri, divieti e commesse disobbedientiIn fila al supermercato – LaPresse

Diario di confino Se un esercizio commerciale è apribile, che senso ha chiudere solo certi reparti? Ma, soprattutto, se lì ci sono dei libri, perché vietarne la vendita, e proprio in questo momento?

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 9 aprile 2020

La regola che si possono comprare solo i beni essenziali qui nella Svizzera italiana l’hanno presa talmente alla lettera che all’interno dei supermercati si sono create vere frontiere. Come in Italia, per essenziale si intende ciò che è commestibile, utile alla pulizia di casa e persona e poi edicole, tabaccherie, farmacie. Come si sa, i supermercati più grandi non vendono solo cibi, ma un sacco di altri generi. Dovendo rispettare le nuove direttive, nel super dove di solito faccio la spesa da un giorno all’altro sono comparse barriere attorno ai settori: biancheria intima e per la casa, necessario per maglia e cucito, giocattoli, come se il virus potesse alloggiare più facilmente lì piuttosto che sopra le insalate o le mele.

Ma la cosa più assurda l’ho vista nell’edicola dove di solito compro i giornali e che possiede anche un’area libri che da due settimane è sbarrata da un nastro di plastica. «Warum?», che in tedesco significa perché, ho domandato alla giovane commessa con i capelli rosa. «È una disposizione di legge – ha risposto – è venuta la polizia e ha detto che, non essendo i libri considerati beni essenziali, bisognava impedirne la vendita». Dall’Italia mi dicono che anche in alcuni supermercati Carrefour sono stati sbarrati con un nastro gli scaffali con i libri, mentre invece sono disponibili nei corner gestiti da Librerie.coop all’interno degli Ipercoop.

Ora, o sono io che non capisco qualcosa, o sono le regole a essere fatte a pera. Se un esercizio commerciale è apribile, che senso ha chiudere solo certi reparti? Ma, soprattutto, se lì ci sono dei libri, perché vietarne la vendita, e proprio in questo momento? La ragazza con i capelli rosa, essendo d’accordo con me, ha ammiccato e ha detto: «Se vede da lontano qualcosa che le interessa me lo indica, io lo prendo e glielo vendo». L’avrei baciata. Comunque, mi dicono or ora da Napoli che lì i ferramenta sono aperti con gente in fila a comprare mascherine da muratore, imbianchino e falegname che usano sia per il virus che per «Pittare, inchiodare e ristrutturare», visto che si ha un sacco di tempo da trascorrere a casa. Come mi piacciono i napoletani, e anche le commesse creative.

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