«Libri cartoneros» all’ombra degli algoritmi
Express. La rubrica della cultura che fa il giro del mondo I detenuti del Centre penitenciario Madrid IV presentano i volumi che hanno realizzato grazie ad un laboratorio con la poetessa messicana Sofía Sánchez, alla Feria del Libro della capitale spagnola
Express. La rubrica della cultura che fa il giro del mondo I detenuti del Centre penitenciario Madrid IV presentano i volumi che hanno realizzato grazie ad un laboratorio con la poetessa messicana Sofía Sánchez, alla Feria del Libro della capitale spagnola
Chi ha cominciato a occuparsi di libri in Italia nel remoto ventesimo secolo ricorda con nostalgia le prime edizioni del Salone di Torino, nel Parco del Valentino, quando ancora la manifestazione non era stata affetta da quella tendenza alla elefantiasi, che la vuole di anno in anno sempre più grande e affollata. E la domanda che alcuni si fanno è se davvero l’enfatico aumento del numero di visitatori e dei metri quadri corrisponda a una maggiore diffusione nella pratica e nel piacere della lettura. Ma così vanno le cose, e non solo per le fiere editoriali (da allora, per esempio, pure le automobili – antico vanto torinese – hanno contratto lo stesso morbo e le loro dimensioni non fanno che crescere, nonostante la crisi del settore, o forse a causa sua).
Comunque, fino al 16 giugno chi voglia ritrovare un po’ di quell’atmosfera può andare a Madrid, dove l’annuale Feria del Libro si tiene nel Parco del Buen Retiro, consentendo così ai visitatori di passeggiare lungo viali alberati, senza subire il frastuono che rende qualsiasi permanenza prolungata al Lingotto – e alla sua recente succursale, l’Oval – una non troppo sottile tortura. Poi, certo, anche la kermesse madrilena (motto 2024: «Una festa per tutti, come sempre, chiunque tu sia») non si sottrae agli usi di queste manifestazioni: una vera e propria calca soprattutto nei fine settimana e un programma fitto di appuntamenti non tutti memorabili.
Fra i tanti, vale però la pena citarne uno, decisamente singolare, con i detenuti del Centre penitenciario Madrid IV, che verranno al Buen Retiro per presentare i volumi realizzati da loro stessi nei mesi scorsi durante un laboratorio con la poetessa messicana Sofía Sánchez, direttrice di una sigla, Editorial Torbellino, nel cui catalogo si propongono anche libros cartoneros. Seguendo una tecnica messa a punto nell’Argentina impoverita di inizio millennio, i partecipanti hanno adoperato cartoni riciclati per creare le copertine, decorandole poi ciascuno secondo il proprio gusto e scrivendo le storie al loro interno, «un modo di lasciare la propria traccia di identità nel mondo delle macchine e dell’algoritmo», ha commentato Sánchez.
Fino a quando, però? In questi stessi giorni, dall’altra parte dell’Atlantico arriva la notizia di un libro che «dimostra come le vendite e il marketing editoriale siano stati radicalmente modificati da TikTok»: così scrive sul New York Times Alexandra Alter a proposito di The Shadow Work Journal della venticinquenne Keila Shaheen, texana, un passato nel marketing, oggi «la nuova imperatrice del self-help», come l’ha definita Caroline Mimbs Nyce dell’Atlantic.
Autopubblicato al tempo del Covid, nel 2021, il libro propone una serie di pratiche e di esercizi che Shaheen aveva elaborato a partire dal concetto junghiano di «ombra». Inizialmente le vendite del volumetto («uno smilzo paperback», e neppure il nome dell’autrice in copertina) sono fiacche, ma verso la fine del 2022, quando si apre la possibilità di vendere prodotti direttamente su Tik Tok, il numero degli acquirenti si impenna e nel giro di poco tempo la piattaforma «si inonda di video di utenti che compilano commossi le pagine del diario», e in alcuni casi affermano con gratitudine che il Journal (prezzo di vendita, 19,99 dollari) «costa meno di una psicoterapia».
Naturalmente gli psicoanalisti junghiani non risparmiano le critiche, ma questo non impedisce che il libro salga al primo posto di Amazon, che la sua autrice firmi un contratto milionario con Simon & Schuster e che i diritti vengano venduti in 27 paesi, fra cui – immaginiamo – anche l’Italia. Siamo nel mondo dell’algoritmo, in fondo, e i libros cartoneros in questo mondo non hanno molto spazio.
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