Libia, tra i due litiganti rispunta l’ombra del Califfo nel Fezzan
Un posto sicuro L’Isis nella notte assassina sindaco e capo della polizia vicino Jufra. Evacuati da Tripoli i dipendenti Onu e delle imprese italiane. Salta la conferenza nazionale libica
Un posto sicuro L’Isis nella notte assassina sindaco e capo della polizia vicino Jufra. Evacuati da Tripoli i dipendenti Onu e delle imprese italiane. Salta la conferenza nazionale libica
Non è più solo la capitale, Tripoli, a essere in ballo nella nuova ondata di guerra civile che si è abbattuta sulla Libia. Com’era da mettere in conto la destabilizzazione del Paese si estende e dall’altra notte le aree appena conquistate dall’esercito irregolare del generale Haftar nel Fezzan e lasciate scoperte dall’avanzata verso la Tripolitania hanno subìto attacchi da parte dell’Isis.
NELLA ZONA DI JUFRA, nel Sud-est del Paese, il sindaco e il capo della polizia locale del villaggio di Fuqaha sono stati prelevati da casa e uccisi dai miliziani neri del quasi defunto Califfato. Un episodio molto inquietante che fa il paio con Murzuq, città conquistata ai miliziani Tebu solo da poche settimane e già persa. E anche la città di Sebha, capitale del Fezzan strappata nei mesi scorsi da Haftar alle milizie dedite al traffico di droga e di esseri umani nel deserto, sarebbe stata ripresa da forze che ora si dicono fedeli al governo di Tripoli.
A TRIPOLI INTANTO i Mig del generale cirenaico hanno continuato a bombardare i dintorni dell’aeroporto internazionale di Mitiga in barba all’avvertimento dell’Onu di violazione della legalità internazionale in quanto unico scalo civile, per altro non danneggiato e quindi ancora in grado di garantire i voli notturni. È da lì che, oltre a tutti i funzionari non libici della missione Unsmil delle Nazioni Unite – tanto l’inviato speciale Ghassam Salamé ha alla fine ha dovuto ammettere che la conferenza nazionale libica in programma a Ghadames dal 14 al 16 aprile è per ora impossibile – anche tutto il restante personale civile italiano delle aziende che operano in Libia sta tornando in patria, mentre i dipendenti Eni sono già stati evacuati da giorni.
DA MISURATA, da Zawiya e da Sirte continuano ad affluire rinforzi per la «forza di difesa di Tripoli» con la quale il premier Fayez Serraj ha lanciato la sua controffensiva «Vulcano di rabbia». Una controffensiva che, non si sa quanto pianificata da Serraj – ufficialmente il comandante in capo del governo di accordo nazionale riconosciuto internazionalmente – ha in dotazione armi pesanti come sistemi terra-aria Grad per la contraerea e sta dimostrando di poter scalfire il predominio nei cieli finora attribuito all’aviazione della Cirenaica. Ieri i caccia misuratini si sono spinti a bombardare fino oltre Sirte, colpendo anche l’ex fattoria del colonnello Gheddafi, rimasta vuota o forse usata come avamposto e deposito di armi a Socna.
Neanche a Gharyan, nei sobborghi, dove è acquartierato il grosso dell’esercito nazionale libico (Lna) e dove è stato installato l’ospedale da campo, i colonnelli di Haftar possono riposare tranquilli: proprio lì si contano ieri 10 soldati uccisi e 30 feriti. Poco più in là, nelle zone della periferia meridionale della capitale, i miliziani fedeli a Serraj pare abbiano fatto irruzione all’alba nelle case di uomini sospettati di essere favorevoli ad Haftar per prelevarli nel sonno.
LA NOTIZIA DEL GIORNO per i libici è però un’altra, come dimostra la prima pagina del quotidiano al Wasat e riguarda l’annuncio fatto dal ministro delle Finanze Kamel al Hassi sui pagamenti degli stipendi di gennaio, febbraio e marzo da parte della Banca centrale. Si tratta di una notizia destinata a incidere e non poco sugli sviluppi della guerra. Le milizie di Tripoli, finora in effetti piuttosto tiepide nel prendere partito, sono pagate con quei soldi. Tra queste, la Rada o Deterrence force che fornisce la sicurezza dei gagli principali di Tripoli: l’aeroporto Mitiga, la prigione di Abu Salim e i body garddel governatore della Bancacentrale Sadiq al Kabir, vicino ai Fratelli musulmani e obiettivo finale dell’avanzata di Haftar. Gli stipendi comunque, si è rammaricato il ministro, non verranno corrisposti ai funzionari della Cirenaica.
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