Visioni

Liam Gallagher, la perfezione di una voce sbagliata

Liam Gallagher, la perfezione di una voce sbagliata

(Rin)tocco classico I litigiosi fratelli degli Oasis hanno dato alle stampe con (What's the Story) Morning Glory? uno dei dischi più riusciti della storia del pop e del rock

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 6 marzo 2024

Che ci si creda o meno, c’è stato un tempo in cui Wonderwall non esisteva. È questo il potere delle grandi canzoni, quello di sembrare eterne. Le canzoni di (What’s the Story) Morning Glory? sono diventate parte del nostro immaginario collettivo, e le ascoltiamo con superficialità. È difficile ricordare l’impatto che hanno avuto nel 1995, quando l’album è stato pubblicato. Il segno lasciato da questo album è stato devastante: oltre a 22 milioni di copie vendute in tutto il mondo, è stato votato nel 2010 ai Brit Awards come miglior album degli ultimi trent’anni; è alla posizione 157 della classifica del 2020 di Rolling Stone dei 500 migliori dischi della storia; secondo Q Magazine è il miglior disco degli anni ’90; Colin Larkin lo posiziona al ventunesimo posto nella sua All Time Top 1000 Albums. Un sondaggio tra gli ascoltatori di Radio X del 2016 ha votato Wonderwall come più bella canzone britannica di sempre. Per i due epici concerti di Knebworth, il 10 e 11 agosto 1996, ci furono richieste per i biglietti da parte di 2,5 milioni di persone, il 5% della popolazione britannica, e dieci volte la capienza del prato dove si tenne l’evento. È uno degli album che più interpretano e rappresentano la propria epoca.

TUTTO QUESTO però rischia di far perdere di vista il centro della questione, e cioè che Noel Gallagher è un autore che merita di stare nell’Olimpo dei più grandi, e che poche cose rappresentano la musica degli anni ’90 come la voce di Liam Gallagher. Una voce fondamentalmente sbagliata, ma proprio per questo unica e perfetta per i pezzi scritti dal fratello. Riascoltate oggi, le canzoni di (What’s the Story) Morning Glory? raccontano di una band in piena trance creativa, con un’ispirazione strabordante, in cui anche i pezzi «minori» dell’album hanno qualcosa da dire e lo fanno con un muro di suono che riempie ogni spazio, frutto anche della produzione che sfrutta a pieno le possibilità del compact disc. Tracce che suonano forte con la sezione ritmica (Paul «Bonhead» Arthurs, Paul «Guigsy» McGuigan e Alan White) che sostiene ed eleva il lavoro dei fratelli Gallagher.
Non ci sono sotterfugi, in canzoni come Wonderwall, Don’t Look Back in Anger o Champagne Supernova: basta ascoltarle per ricordare che non servono troppi orpelli per scrivere grandi pezzi. La formula degli Oasis in quest’album è tutto sommato semplice: una grande melodia unita a un atteggiamento da migliore band del mondo che in quel momento era in grado di convincere tutti. Anche perché, prima di iniziare a odiarsi, Liam e Noel Gallagher erano davvero l’anima di una delle migliori band del mondo.

danielefunaro75@gmail.com

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