Politica

Spagna, in arrivo legge pioneristica contro la discriminazione lgbtq

Spagna Il parlamento catalano approverà la prima legge contro l'omofobia di tutto il Paese

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 23 luglio 2013

Il parlamento catalano approverà la prima legge contro l’omofobia di tutta la Spagna. Anche se tecnicamente il governo regionale è nelle mani del partito democristiano di Convergència i Unió (CiU), la maggioranza del Parlament di Barcellona è saldamente di sinistra. La legge «per i diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali e per l’eradicazione dell’omofobia, della lesbofobia e della transfobia» è stata presentata dai quattro partiti di sinistra che siedono in parlamento (Esquerra Republicana, i socialisti catalani, Iniciativa-Verts e il partito movimentista della Cup, la novità di questa legislatura) sulla base del progetto di legge che era stato elaborato già dal Tripartito, la coalizione di sinistra che ha governato la Generalitat fino al 2010. Ma l’impegno dei collettivi Lgbt catalani è riuscito a convincere anche due partiti del centrodestra catalano, CiU e Ciudadans, a non opporsi alla legge, isolando di fatto il Partito Popolare, che la settimana scorsa ha votato da solo la sua proposta di emendamento totale alla legge, con il risultato finale di 110 voti contro l’emendamento del Pp e solo 17 a favore. La strada dunque è ora spianata perché a settembre il parlamento catalano voti una delle leggi più pioneristiche d’Europa contro la «Lgbtfobia», come la definisce la stessa legge, ossia i crimini d’odio contro le persone con una sessualità non strettamente eterosessuale. David Fernández, della Cup, ha detto che il voto «è un omaggio a tutte le Sonie del mondo», riferendosi alla transessuale assassinata a calci da sei nazi nel parco barcellonese della Ciutadella nel 1991 e a cui solo pochi mesi fa il comune di Barcellona, su pressione dei collettivi Lgbt, ha dedicato una targa. Il risultato più sorprendente di questa votazione è proprio il cambio di posizione di CiU. Il disegno di legge si struttura in ben 34 articoli e abbraccia aspetti come la salute, lo sport, la cultura, l’istruzione, le famiglie arcobaleno o i mezzi di comunicazione e prevede l’elaborazione di dati statistici sulle aggressioni e le denunce. Previste anche misure per combattere la Lgbtfobia nel lavoro nonché progetti educativi per i centri scolastici affinché promuovano nei loro programmi il rispetto verso la diversità affettiva e sessuale. Intanto a Madrid si respira tutt’altra aria: ha suscitato scalpore l’annuncio della ministra della Sanità Ana Mato di voler derubricare dalla proposta di prestazioni minime sanitarie garantite dalle regioni la fecondazione assistita per madri single e coppie lesbiche. C’è di più: avranno diritto ad accedere a questo tipo di trattamento solo le coppie eterosessuali formate da un uomo più giovane di 55 anni e una donna più giovane di 40, cui sia stata diagnosticata infertilità e non abbiano altri figli sani. Una specie di legge 40 alla spagnola, quando la Spagna rappresentava il rifugio di molte coppie italiane che non potevano avere figli. Ma in Asturia, dove il governo regionale aveva negato il trattamento a una donna lesbica, il tribunale superiore della comunità ha condannato, la settimana scorsa, la sanità a risarcire la donna della spesa che aveva dovuto sostenere ricorrendo a una clinica privata. Secondo la sentenza, la Costituzione protegge dalla discriminazione per sesso e sostiene che per sterilità s’intende anche la mancanza del fattore maschile, perché altrimenti «si obbligherebbe una persona con orientamento omosessuale a mantenere relazioni eterosessuali per raggiungere la procreazione».

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