A Jannis Kounellis (Pireo, 1936 – Roma, 2017) che, ventenne, abbandonò il natìo Pireo per ricollocare i miti interiori in un altrove che individuò in Italia negli anni Sessanta, dove visse intensamente fino alla sua morte, è dedicata la mostra che ha appena inaugurato il nuovo spazio espositivo Galleria Accademia Contemporanea, in seno all’Accademia di belle arti di Roma, in via di Ripetta 220, diretta da Cecilia Casorati.

Lo spazio architettonico è recuperato da ciò che era anticamente un passaggio pubblico, una sorta di trait d’union tra Passeggiata di Ripetta a quello che oggi viene definito «Ferro di cavallo». L’ambiente in stile neoclassico, pensato da Pietro Camporese il Giovane, a metà del XIX secolo, è costituito da tre navate suddivise da un colonnato dorico, di cui la centrale è coperta da una grande volta a botte, ornata a lacunari.
Il passaggio tra il Ferro di cavallo e la Passeggiata di Ripetta era abbandonato da anni. Chiuso da entrambi i lati, era diventato un deposito, ora diviene un luogo strategico come simbolo della centralità dell’Accademia nel mondo dell’arte e della città. Dunque la Galleria Accademia Contemporanea vuole divenire uno spazio espositivo aperto al pubblico, ma anche un luogo di ricerca e un laboratorio di idee per gli studenti.

SI È INIZIATO con Kounellis che, in passato, è stato un allievo dell’Accademia di belle arti di Roma. L’installazione esposta (in collaborazione con l’Archivio Kounellis e la Jannis Kounellis Estate) è Senza titolo (2016) ed è composta da cinque enormi cavalletti di ferro che sorreggono lastre di acciaio con stampigliate sul retro le date di nascita di alcuni artisti del passato, una sorta di omaggio alla pittura da lui che l’ha sempre evitata. Kounellis, oltre a essere un artista straordinario, è stato allievo dell’Accademia di belle arti di Roma nella seconda metà degli anni Cinquanta. In Accademia ha incontrato Scialoja che gli ha fatto conoscere l’espressionismo astratto e lo ha presentato a Plinio de Martis, grande gallerista che nel 1960 ha realizzato la sua prima personale.
«Costruttore di immagini» come amava autodefinirsi l’artista, coniugava lo scibile in un incanto graffiante e incautamente politico. La densità vitale (e morale) che lo ha sempre animato, lo faceva irrompere in un azionismo-attivismo, che infrangeva la tradizione pittorica per «uscire dal quadro perché solo in tal modo si possono ritrovare le intese e ristabilire una relazione dialettica con lo spazio».

L’installazione, infatti, si addensa magicamente nell’architettura neoclassica quasi fosse un site-specific e ripercorre la sua idea del pensare specificatamente per un luogo per ricavarne nuove possibilità di lettura e percezione. E, consente ancora di praticare quella che Kounellis definiva: «…l’arte come urto e come urlo e come opposizione e critica al mostruoso universo del conformismo». La sua ricerca è centrata sulle questioni legate ai temi cruciali dell’identità delle radici culturali e mitiche, e delle esperienze spesso drammatiche e alienanti degli avvenimenti storici e politici.

LA POESIA CIVILE che trascende, ancora oggi, dalle sue opere è la traccia indelebile di un vivere e ricucire, laicamente, la storia dell’arte nel suo contesto storico. La programmazione della Galleria Accademia Contemporanea che ospita la mostra, intende proseguire con gli interventi di artisti transgenerazionali e di rilevanza internazionale.