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L’evoluzione dei Virus Syndicate

L’evoluzione dei Virus SyndicateVirus Syndicate

Note sparse Il collettivo inglese sbarca in Italia con il nuovo album «Symptomatic» dai mille riferimenti e contaminazioni tra dubstep, hip hop, house ed elettronica

Pubblicato più di 8 anni faEdizione del 6 aprile 2016

Se da noi nomi come DJ Mark One, MC Goldfinger, JSD e Nika D sono sconosciuti, in Inghilterra sono riferimenti della scena club hardcore e formano i Virus Syndicate, collettivo sbarcato ora in Italia con il nuovo album Symptomatic (Midication Recordings). E sapete cosa? Nel loro disco hanno inciso una scala di agitazione difficile da spiegare. Uno perché questo quarto album è troppo riduttivo definirlo hip hop, di sicuro è tutta quella miscela di evocazioni e basi saccheggiate da house, elettronica, drum & bass e perfino rock, che si potrebbe riassumere vagamente con grime.

Due perché allo stesso modo è riduttivo parlare di underground, già che si tratta di una produzione complessa quanto esatta, zeppa di richiami ma che diventa un prodotto estremamente coerente e limpido, come fosse un esercizio olistico ben riuscito. Allora di che parliamo? Beh, che lo faccia uno dei fondatori, Nika D: «Abbiamo voluto fotografare la realtà, fare un commento sociale, i toni spaziano dalla commedia alla depressione, dalla sofferenza causata dall’ansia ai tradimenti sentimentali fino alle paure sociali, alla rivoluzione e al cambiamento».

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