L’antropologo Desmond Morris definì il mondo del pallone «La tribù del calcio», titolo che dette a un suo saggio, descrivendo riti tribali in campo e sugli spalti, spazzati via dal Covid. Che Europei saranno, quelli iniziati ieri? Vincerà una delle nazionali dei paesi che dettano la linea dell’austerità nell’economia del Vecchio Continente o ci sarà la sorpresa che spariglia in campo e fuori? Accadde con la Danimarca, ripescata a causa della guerra nell’ex Jugoslavia all’inizio degli anni ‘90 e nel 2004 con la Grecia.

La Germania dell’allenatore Low, che vinse i mondiali in Brasile, sembra alla fine di un ciclo, come la Merkel. Per i tedeschi vale il detto in voga tra gli inglesi: spesso in finale quasi mai vittoriosi. Resta favorito per il titolo il Belgio, già messosi in evidenza nella precedente edizione, ma soprattutto ha ben figurato ai mondiali del 2018 in Russia. Ha dalla sua calciatori di prestigio e di grande esperienza internazionale dall’attaccante nerazzurro Lukaku, determinante per lo scudetto dell’Inter, al portiere del Real Madrid Courtois fino a Carrasco dell’Atletico Madrid, capace di giocare indifferentemente nel doppio ruolo di centrocampista e attaccante, senza dimenticare Dries Mertens punta del Napoli.

La vera sorpresa, però, potrebbe essere la Turchia, ha calciatori che giocano in Europa, come Yilmag Burak, attaccante che ha appena trascinato a suon di gol la squadra francese del Lille verso lo scudetto, lasciandosi alle spalle il Psg, ricco di campioni.

La nazionale turca conta tra i suoi giocatori anche il difensore della Juve Demiral. A giovarsi sul piano politico di una eventuale vittoria turca agli Europei, sarebbe Erdogan alla ricerca più che mai di una legittimazione interna e internazionale, la stessa che cercava Putin ai mondiali disputatisi in Russia nel 2018, ma la palla è tonda e a volte gioca brutti scherzi soprattutto ai tornaconti politici calcolati a tavolino.
Tra i calciatori che potrebbero mettersi in evidenza durante questi Europei di calcio, c’è David Alaba difensore dell’Austria, che milita nel Bayern di Monaco e da pochi giorni neoacquisto del Real Madrid, la squadra madrilena che dal prossimo campionato avrà come allenatore Carlo Ancelotti.
Tra le compagini dell’Est europeo segnaliamo l’Ungheria allenata dall’italiano Marco Rossi, ex calciatore della Sampdoria e del Brescia. Naturalmente in cuor nostro resta il tifo per gli Azzurri e la speranza che l’Italia agguanti il titolo europeo, assente dalla bacheca fin dal 1968, anno di ribellioni studentesche e operaie.

New Entry (di Luca Manes)
Hanno dovuto aspettare un anno in più per il loro esordio assoluto in una grande competizione internazionale, ma è certo che per Finlandia e Macedonia del Nord sia valsa l’attesa. Se la Macedonia, dal 2019 ufficialmente del Nord, è un Paese giovane, nato dalla deflagrazione dell’ex Jugoslavia, e di conseguenza può contare su una squadra nazionale con un passato relativamente breve, tutt’altro discorso per i bianco-blu di Helsinki. Risultati alla mano, la Finlandia è una delle cenerentole del calcio continentale, anche perché la sfera calcistica è stata quasi sempre offuscata da una strabordante passione per l’hockey su ghiaccio.

Nel tempo il football finnico ha prodotto onesti portatori d’acqua, con poche eccezioni, tra le quali spicca Jari Litmanen, colonna del grande Ajax degli anni Novanta. Tra i 26 convocati dal CT Markku Kanerva per l’Europeo spicca Teemu Pukki, che con i suoi gol ha riportato in Premier la compagine inglese del Norwich City.
Girone difficile, per i finnici: il vicino ingombrante che si chiama Russia, il fortissimo Belgio e la più vincente delle nazionali dell’area più settentrionale dell’Europa, la Danimarca. Compito improbo, ma tutto quello che arriva è di guadagnato.

Così come per la Macedonia del Nord, che forse ha avuto un sorteggio più favorevole, sebbene sulla carta sia inferiore a Olanda, Austria e Ucraina. L’eroe, e non poteva essere altrimenti, è l’intramontabile Goran Pandev, dal 2001 quasi ininterrottamente protagonista con varie compagini nella nostra serie A e autore del gol qualificazione nel match contro la Georgia. Pandev è già da tempo entrato nel pantheon dei calciatori macedoni insieme al Pelé dei Balcani Dragoslav Shekularac, sublime fantasista della Stella Rossa Belgrado a cavallo fra gli anni Cinquanta e Sessanta, e a un’altra leggenda dei bianco-rossi della capitale serba, quel Darko Pancev che poi fallì miseramente all’Inter.

In realtà a questo europeo c’è un altro esordio «particolare». Tra le 11 città scelte nell’ospitare la competizione, c’è anche la capitale dell’Azerbaigian Baku. Tre match del girone dell’Italia e un quarto di finale si terranno allo stadio Olimpico, gigantesca e costosissima arena costruita in occasione degli obliabili Giochi Europei del 2015, fortemente voluti dal presidente Ilham Aliyev per rafforzare l’immagine internazionale del suo Paese quale prezioso partner esportatore di petrolio e gas (vedi il TAP), facendo «dimenticare» le decine di prigionieri politici ospitati dalle carceri azere.