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«L’Europa si svegli perché c’è il rischio di nuove tragedie»

«L’Europa si svegli perché c’è il rischio di nuove tragedie»Carlotta sami

Intervista Carlotta Sami, portavoce dell'Unhcr Italia

Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 12 febbraio 2015

Carlotta Sami è la portavoce dell’Unhcr Italia, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati. Risponde al telefono mentre da Roma sta partendo in aereo per Lampedusa.

Le vittime sembrano essere più di 300. La sensazione è che la strage di Lampedusa del 2013 non abbia insegnato niente. Siamo di nuovo punto a capo.
E’ così, è davvero come se ogni giorno si azzerasse il contatore e con esso la memoria. Anche il fatto che all’inizio dell’anno ci siano stati dei carghi abbandonati in mezzo al mare con migliaia di persone che hanno rischiato di morire non ha suscitato un intervento decisivo, capace di fare la differenza. Sembra che nulla riesca a smuovere questa indifferenza

A chi vanno addebitate queste nuove morti?
La decisione europea rispetto alla missione Triton è stata molto chiara: non si è mai inteso considerarla un’operazione di ricerca e salvataggio in mare. Noi abbiamo chiesto che Mare nostrum diventasse un’operazione europea, questo non è accaduto. Si sono messe assieme un po’ di forze che però devono pattugliare a 30 miglia dalla costa e intervenire quando la situazione fa presumere che le persone a bordo di un’imbarcazione stiano per naufragare. Nella tragedia di domenica la Guardia costiera è intervenuta con i mezzi che aveva, il mare era molto mosso e quindi hanno impiegato ore per raggiungere i migranti in difficoltà. E poi dalle testimonianze è emerso che non c’era solo il primo gommone con i 104 a bordo, di cui 75 sopravvissuti e 29 morti assiderati, ma ce ne erano altri due intercettati da una nave mercantile e poi un quarto gommone, che nessuno ha mai visto ma che siamo sicuri che ci fosse, anche perché i gommoni erano numerati da uno a quattro in numero progressivo e in questa progressione ne manca uno. La responsabilità di decidere di non far fronte con un’operazione di grossa scala come richiede questa crisi, è una responsabilità europea.

Il ministro Alfano però ha detto che anche con Mare nostrum ci sono stati dei morti.
Certo, però si è fatto di tutto per impedire che questo accadesse. E soprattutto nello stesso periodo, da gennaio a oggi, nel 2014 ci sono stati 12 morti, qui parliamo di più di 300. L’altra cosa che va detta è che Mare nostrum è stata molto criticata da più parti dicendo che costituiva in’attrazione, un incentivo per i migranti. Un argomento che abbiamo sempre rifiutato perché sapevamo che era falso e infatti è falso, perché a gennaio 2015 si sono registrati 1.400 arrivi in più rispetto al gennaio 2014.

Qualcuno però comincia a mettere in discussione Triton. Lo ha fatto il consiglio d’Europa e perfino il ministro Gentiloni ha definito insufficiente la missione.
Ma non è mai stata sufficiente. Ripeto: non è mai stata intesa come una missione che avesse lo scopo di salvare le vite in mare.

La portavoce di Frontex ha ribadito che l’obiettivo di Triton è il controllo delle frontiere europee.
Lei ribadisce il mandato sulla base del quale lavora. Anche il commissario per l’immigrazione Avramopoulos ha detto che Triton è insufficiente e noi ci auguriamo che vengano prese delle decisioni in tal senso. Il fatto è che non c’è tempo e non è possibile fare così poco per una situazione così grave. Mano a mano che i barconi continueranno a partire, le possibilità che si ripeta una nuova tragedia, anche più grave di quella di questi giorni, aumentano.

In questi giorni si è tornato a parlare della necessità di aprire campi profughi in Africa, come previsto dal processo di Khartoum.
Quando si parla di questo bisognerebbe anche dire che non si possono aprire dei campi in cui si esaminano le richieste di asilo per impedire alle persone di venire in Europa. A monte ci deve essere una decisione in cui ognuno degli Stati membri dell’Unione europea decide di accoglierne una certa parte. Solo se c’è questa decisione a monte si può poi fare l’esame delle richieste di asilo e quindi fare un ricollocamento.

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