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Sulla lettera di Warshawski «La Sapienza» precisa

Lettere In relazione alla lettera di Michel Warshawski pubblicata in data 31 marzo 2017 a pagina 9 de il manifesto, si precisa che l’organizzazione e l’eventuale sospensione di attività culturali negli […]

Pubblicato più di 7 anni fa

In relazione alla lettera di Michel Warshawski pubblicata in data 31 marzo 2017 a pagina 9 de il manifesto, si precisa che l’organizzazione e l’eventuale sospensione di attività culturali negli spazi della Sapienza rientra nella autonomia dei dipartimenti e delle facoltà, che è garantita e tutelata dalle normative interne dell’ateneo.

Pertanto non corrisponde al vero la notizia che il Rettore avrebbe vietato l’accesso all’università per l’iniziativa cui la lettera fa riferimento.

La sospensione di un evento già programmato può rendersi necessaria qualora intervengano difficoltà che gli stessi dipartimenti o le facoltà valutino come ostative. La Sapienza negli stessi giorni ha ospitato decine di seminari e interventi che hanno dato voce a diverse posizioni, con un notevole impegno da parte delle strutture dell’ateneo, per consentire un dialogo costruttivo sul tema dell’Europa.

Spiace che l’annullamento di un singolo evento possa oscurare il ruolo della nostra università nel rappresentare pluralisticamente le opinioni di tutti.

Ufficio stampa e comunicazione della Sapienza, Università di Roma

La replica di Tommaso Di Francesco

Ringraziamo l’Ufficio stampa e comunicazione della Sapienza che ha subito risposto alla lettera da noi pubblicata dell’intellettuale israeliano Michel Warshawski. Il quale, invitato a Roma il 23 marzo scorso come relatore in una iniziativa alla Sapienza (in uno dei dibattiti nel 60esimo anniversario dei Trattati di Roma), si è visto vietare la possibilità di partecipare e – ha denunciato – fino al divieto di ingresso nell’Università.

La pur pronta precisazione dell’Ufficio stampa della Sapienza non chiarisce però quanto la lettera giustamente denunciava.

Non si comprende infatti che cosa «non corrisponda al vero».

Infatti, se non è stato il Rettore – che pure l’insieme delle iniziative deve avere in qualche modo pur approvato – la responsabilità sembra ricadere sull’«autonomia dei dipartimenti e delle facoltà della Sapienza». Ahimé, siamo al tradizionalissimo scaricabarile.

Non ci resta che ripetere le parole di Stéphane Hessel, esponente della Resistenza e co-redattore della Dichiarazione universale dei Diritti umani che, in occasione di un incontro alla Sorbona, anch’essa chiusa a una conferenza sulla pace in Israele e Palestina, osservò: «Quando un istituto universitario si piega davanti a pressioni politiche e impedisce la libera espressione, è il segno che la società è gravemente ammalata».

Tommaso Di Francesco