2 ottobre, Giornata della Nonviolenza. Che senso ha in tempo di guerra?
Lettere L’Assemblea generale dell’ONU ha indetto la Giornata Internazionale della Nonviolenza nel giorno della nascita del Mahatma Gandhi, il profeta della nonviolenza moderna Che senso ha, in tempo di guerre feroci, […]
L’Assemblea generale dell’ONU ha indetto la Giornata Internazionale della Nonviolenza nel giorno della nascita del Mahatma Gandhi, il profeta della nonviolenza moderna
Che senso ha, in tempo di guerre feroci, celebrare la Giornata della Nonviolenza?
Forse lo stesso Gandhi sarebbe stato contrario a questa ricorrenza, refrattario com’era a cerimonie rituali e formalità. Più interessato al metodo di lotta che alla meta da raggiungere: Abbiate cura dei mezzi e i fini si realizzeranno da soli. Tutta la sua vita è stata una sperimentazione delle tecniche della nonviolenza, per la giustizia, per il disarmo, per la pace.
In Ucraina, in Russia, in Palestina, in Israele, in Libano, c’è la guerra, e l’Europa intera si sta preparando, riarmandosi e militarizzando la società. Cosa possiamo fare noi?
La nonviolenza ci dice che slogan vuoti e gesti simbolici lasciano il tempo che trovano. Anche il pacifismo, se si limita a chiedere pace e sventolare bandiere, serve a poco. Lo diceva già Aldo Capitini, il fondatore del Movimento Nonviolento: Una volta c’è stato un pacifismo molto blando, tanto è vero che davanti alla prima e alla seconda guerra mondiale vacillò. Il vecchio pacifismo era ottimista e di corta vista. La nonviolenza pone impegni precisi. La nonviolenza è una continua lotta. La nonviolenza è attivissima.
Oggi gli amici della nonviolenza sono impegnati nella Campagna di Obiezione alla guerra, a sostegno degli obiettori di coscienza, disertori, renitenti alla leva, che hanno capito che per cessare il fuoco bisogna non sparare, per fermare la guerra bisogna non farla.
Sono centinaia di migliaia i ragazzi di Russia e Ucraina che si sono resi irreperibili per sfuggire alla mobilitazione militare, molti di loro subiscono processi e carcere. Anche in Israele e Palestina cresce sempre di più il numero di giovani che rifiutano le armi e la violenza e insieme attuano progetti di pace e dialogo.
Se è vero, come ha detto Gandhi, che la nonviolenza è la più grande forza a disposizione dell’umanità, sarà da questi esempi che potrà venire la speranza di fermare il massacro.
Con l’adesione alla Campagna di Obiezione alla guerra anche noi qui in Italia, giovani o anziani, donne o uomini, possiamo dichiararci fin d’ora obiettori alla futura chiamata alle armi.
Oggi lanciamo il volantone della Campagna, con molte informazioni sul lavoro di supporto ai movimenti nonviolenti in Ucraina, Russia, Bielorussia, Israele e Palestina, che diventa anche un poster da usare come strumento di propaganda della Campagna stessa. In molte città i gruppi del Movimento organizzano eventi e banchetti per raccogliere firme e donazioni.
Ci pare questo un modo concreto per dare un senso alla Giornata internazionale della nonviolenza, e ai giorni che seguiranno.