«Prima abbiamo letto quel racconto, quello dell’intervallo…. Sì, alla ricreazione, il racconto che spiegava cosa facevano quei ragazzi alla ricreazione. Parlava di tante bambine e un bambino….». «Sì, la storia era quella di una ricreazione che lui era venuto nella scuola da poco tempo, in quella classe nuova da poco tempo, allora si sentiva un po’ solo perché non si era fatto ancora tanti amici…. Lui si chiamava Manolo».

«Dopo c’era che lui si mette a guardare cosa fanno tutti i suoi amici nel cortile della scuola quando vanno fuori per la ricreazione. Perché loro non fanno come noi che prima mangiamo al banco e poi andiamo fuori. Allora lui, mentre mangia, fa la descrizione di come è il cortile della sua nuova scuola e spiega anche cosa fanno i suoi nuovi compagni di classe».

«A me ha colpito quando ha detto che lui si sentiva trasparente perché anche io delle volte mi sono sentito così. Trasparente per dire invisibile, per dire che nessuno lo vedeva. Perché tutti giocavano per conto loro, tutti gli altri, e lui era rimasto solo e si guardava attorno e mangiava ma non aveva il coraggio di chiedere agli altri se poteva giocare anche lui con loro e loro non glielo chiedevano a lui e allora sì, insomma, era un po’ brutto, un po’ imbarazzante….»

«Ah, poi ha visto una sua compagna che si chiamava Sofia che spingeva una carrozzina con le ruote, una sedia a rotelle, insomma, dove c’era seduta un’altra compagna di classe che si chiamava Lucilla e loro parlavano insieme solo che c’era un problema: il cortile era troppo bello ma c’era un problema, la ghiaia, e allora era difficile con la sedia a rotelle andare dove c’era la ghiaia, facevano fatica, non era una cosa molto comoda avere la ghiaia nelle ruote…» «Loro ridevano e mordevano le loro merendine e Manolo guardava, le guardava e vedeva che Lucilla era quella che si agitava di più e si divertiva di più, mordeva la merendina, muoveva le braccia, faceva delle smorfie con la faccia. Però lui non capiva bene cosa dicevano perché era lontano e le guardava da lontano…

Dopo cosa abbiamo fatto?

«Dopo, quando abbiamo finito di leggere tutta la pagina con tutta la storia, noi abbiamo fatto insieme l’esercizio che c’era scritto nell’altra pagina, dove tuo dovevi far finta di essere Manolo e scrivere alla preside per spiegare che c’era il problema della ghiaia. Sì, perché era un esercizio sulla lettera formale». «Le lettere formali sono quelle che si scrivono a persone importanti, a persone che non conosci molto bene, che devi usare un linguaggio diverso, devi dare anche del Lei. Invece le lettere informali sono quelle che a me piacciono di più perché sono quelle che tu scrivi ai tuoi amici o ai tuoi familiari, che puoi metterci anche il P.S. alla fine e insomma, sono quelle più amichevoli, più colloquiali, che scrivi come parli…»

«Noi dopo abbiamo scritto la lettera formale facendo finta di essere tutti Manolo, come se Manolo fosse stato in classe con noi e abbiamo scritto la lettera formale alla nostra preside per chiederle se per favore nel cortile si poteva togliere la ghiaia perché dava fastidio a Lucilla e a chi aveva la sedia a rotelle come lei e però abbiamo usato un linguaggio più formale, più da adulti….»

«Sì, abbiamo seguito le indicazioni…. Fin dall’inizio… Gentile preside, le scrivo perché oggi alla ricreazione ho visto una cosa che non mi è piaciuta molto…. E poi eccetera eccetera e anche il saluto formale alla fine: Sono ceto che lei, preside, prenderà in seria considerazione la mia richiesta. A capo: Fiducioso di ricevere una risposta positiva eccetera eccetera».

«Però poi non abbiamo scritto la lettera veramente perché nel nostro cortile, poi, non c’è la ghiaia, ma solo prato o cemento. E quest’anno non ci sono bambini che hanno la sedia a rotelle per camminare, però io mi ricordo che tre anni fa c’era una bambina come Lucilla!» «A me è piaciuto scrivere la lettera formale perché mi sembrava di scrivere a una persona famosa e infatti forse io provo a scrivere una mail col linguaggio formale a un giocatore della ia squadra preferita: il Milan». «A me dispiace che Lucilla aveva quel male alle gambe e spero che era per un incidente e che non era nata così perché ci sono delle malattie che nasci così e non guarisci più».