Italia

Lettera di un poliziotto: il coraggio di ammettere gli errori

Sono giorni, questi, in cui le parole sono macinate senza sosta, passate al setaccio in alcuni casi in altri rigurgitate ed amplificate dai media, a volte trasformate nell’essenza, mistificate nella […]
Pubblicato quasi 10 anni faEdizione del 6 novembre 2014
Sono giorni, questi, in cui le parole sono macinate senza sosta, passate al setaccio in alcuni casi in altri rigurgitate ed amplificate dai media, a volte trasformate nell’essenza, mistificate nella sostanza, devastate nell’etimologia. Così, nella deformazione di una quotidianità che non conosce umana pietà e disdegna la coerenza morale, chiedere scusa è diventato il segno assoluto di una debolezza dell’animo e dell’essere uomo. Ma io sono un uomo, un cittadino, un padre, un poliziotto, un sindacalista. Sono una persona che non vive tra la porta dell’inferno e il fiume Acheronte, in quel lembo di anti inferno di dantesca memoria in...
Per continuare a leggere, crea un account gratuito
Hai già un account? Accedi