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Lettera aperta delle popstar inglesi contro il governo

Lettera aperta delle popstar inglesi contro il governo

Musica La Brexit e la sua catena di visti, pregiudica la ripresa dell'attività live all'estero. La protesta di 100 artisti

Pubblicato quasi 4 anni faEdizione del 21 gennaio 2021

Gli effetti nefasti della Brexit – alla luce della tragedia pandemica che ha colpito in maniera virulenta il Regno Unito – gettano una luce sinistra anche sulla ripresa nel post Covid. Un futuro che si profila disastroso e con mille ripercussioni anche sull’ambiente musicale a causa delle clausole capestro dell’uscita dalla Ue, tanto da spingere i professionisti della cultura, musicisti a rendere pubblico il loro disagio attraverso una lettera aperta. A firmarla un centinaio di artisti fra gli altri star del pop e del rock come Roger Waters, Ed Sheeran, Elton John, Liam Gallagher, Sting, un testo duro in cui si afferma che l’accordo Brexit del governo britannico ha profondamente «deluso gli artisti del paese».

NELLA LETTERA – uscita sulle colonne del Times – si critica la fine della libera circolazione per le band itineranti. Suggerisce inoltre che i costi e la burocrazia derivanti dal nuovo sistema renderanno i tour «impraticabili», in particolare per i musicisti emergenti. Dopo il culmine del periodo di transizione Brexit, ai lavoratori non è più garantito il viaggio senza visto e potrebbe essere necessario richiedere permessi di lavoro aggiuntivi per prestazioni in alcuni paesi. Un pasticcio burocratico all’apparenza di difficile soluzione, anche perché le trattative fra il governo del Regno unito e la Ue sono in un sostanziale empasse. Si tratta sulla possibile esenzione degli artisti da questo pacchetto di provvedimenti, ma ogni ipotetico accordo è ancora in alto mare. «I costi extra – si legge nella lettera – renderanno impraticabili molti tour, soprattutto per i giovani musicisti emergenti che stanno già lottando per la sopravvivenza a causa del divieto dettato dalla pandemia, di esibirsi dal vivo. Il fallimento della negoziazione rischia di far precipitare la situazione oltre il limite». Un tentativo di mediazione ieri, in un incontro fra rappresentanti delle industrie culturali e creative e il ministro della cultura britannico Oliver Dowden.

MA SE IL FUTURO legato all’ipotesi di ripresa post Covid dell’attività live è ancora nebuloso, il presente dell’industria musicale britannica è fotografato da una ricerca della British Phonographic Industry – l’associazione di categoria che raggruppa i discografici inglesi – in cui vengono rappresentati i benefici dello streaming, resosi ancora più indispensabile nel 2020 con il lockdown e la chiusura di molti megastore e negozi «fisici». Secondo i dati della BPI, nel corso del 2020 circa 1800 artisti hanno superato i 10 milioni di stream, il 72% in più rispetto al totale di 1048 artisti che hanno raggiunto l’equivalente di 10 mila vendite di album nel mercato di CD, LP e download nel 2007, quando ancora non erano operative le piattaforme digitali.
Il boom delle piattaforme, segnala poi un dato interessante: gli artisti inglesi ricevono grazie allo streaming una quota maggiore di entrate rispetto all’era del cd. Le royalties percepite dagli artisti per lo streaming si stabilizzano su tassi fra il 20-30% rispetto ai tassi dell’epoca dei cd, fissati al 15-20%.

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