Internazionale

Letta vola a Malta: «Maggior impegno da parte dell’Europa»

Letta vola a Malta: «Maggior impegno da parte dell’Europa»Enrico Letta

Immigrazione Missione per una linea comune da proporre all'Europa

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 12 novembre 2013

«Il maltempo non fermerà l’emergenza immigrazione», perché le barche cariche di disperati che attraversano il Mediterraneo rappresentano un evento «senza precedenti», «non è una normale situazione come quelle vissute fino a ora». Da Malta, dove è arrivato domenica e dove ieri ha incontrato il primo ministro Joseph Muscat, Enrico Letta torna a parlare delle migliaia di migranti che quotidianamente cercano di raggiungere l’Europa. Un’emergenza inedita, la definisce, «figlia del fallimento delle primavere arabe» e che quindi non può essere gestita solo con i pattugliamenti in mare ma che ha bisogno «di una nuova politica verso la sponda sud del Mediterraneo», perché quella degli ultimi venti anni «è fallita».
Tra gli scopi del viaggio a Malta c’è quello di concordare con La Valletta una linea comune sull’immigrazione da proporre ai prossimi vertice dell’Unione europea previsti per il 28 dicembre e per giugno. E il premier trova nel suo corrispettivo maltese un alleato, per quanto siano a dir poco discutibili i modi con cui spesso in passato Malta ha trattato i barconi alla deriva bisognosi di aiuto. «Quando dicevamo che non escludevamo i respingimenti era una provocazione» per dire «che stavamo facendo più di quello che le nostre risorse» permettono, si è difeso Muscat, che non ha rinunciato a polemizzare con Bruxelles: «Fino a qualche settimana fa noi ci sentivamo completamente abbandonati dalla Ue, con unici alleati l’Italia ed altri paesi del Mediterraneo».
I pattugliamenti in mare non bastano più, dice Letta. Ma la prima cosa che sia lui che Muscat chiedono all’Europa è un rafforzamento dei programmi di controllo degli immigrati già avviati, a partire da Frontex e dal nuovo sistema Eurosur che per un nutrito gruppo di Paesi, tra i quali Italia e Malta, prenderà avvio dal prossimo 2 dicembre.
Certo, reprimere non basta, come dimostrano le leggi sull’immigrazione del ventennio berlusconiano. E dalle quali oggi anche uno dei sui principali protagonisti, come Gianfranco Fini, prende le distanze: «La legge Bossi-Fini va cambiata», ha detto ieri il l’ex presidente della Camera e padre, con l’ex leader del Carroccio, della legge sull’immigrazione. E’ dunque ora di cambiare. Di questo Letta ne è consapevole al punto da chiedere a Bruxelles «un’iniziativa forte dell’Ue verso i Paesi terzi, a cominciare dalla Libia». «Pur riconoscendone le enormi difficoltà – gli fa eco Muscat – non possiamo permetterci che la Libia resti così debole. Non possiamo limitarci alle parole, serve una nuova politica dell’Ue verso l’Africa e il Medio oriente».
Ma la missione maltese è servita al premier anche per cominciare a gettare le basi del futuro mandato italiano quando, nel secondo semestre del 2014, proprio l’Italia ricoprirà il ruolo di presidente della Ue. Un viaggio che arriva dopo quello compiuto da Letta ad Atene (a cui spetta la presidenza nel primo semestre) e che più in generale punta a rilanciare il ruolo dei paesi del Sud dell’Europa.
In questo anche l’immigrazione ha il suo peso, tanto che l’Italia è riuscita a imporla come tema per il vertice che si terrà il 28 dicembre. «Il Mediterraneo non può più essere un mare di morte, ma deve essere un mare di vita», ha ribadito il premier, che ha fatto anche un primo bilancio dell’operazione Mare nostrum avviata dopo la tragedia del 3 ottobre scorso a Lampedusa e che fino a oggi ha fatto registrare il salvataggio di quasi 2 mila persone, la metà delle quali in pericolo di vita nel momento in cui sono intervenute le navi della Marina militare.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento