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Letta al Palazzo di Vetro. A Roma tutto in frantumi

Letta al Palazzo di Vetro. A Roma tutto in frantumiEnrico Letta, il presidente del consiglio

Governo Verso la verifica di governo, ma anche il Pd è in fibrillazione. Renzi attacca di nuovo il premier: serve una scossa

Pubblicato circa 11 anni faEdizione del 26 settembre 2013

Negli stessi esatti minuti in cui a New York un Enrico Letta emozionatissimo interviene all’assemblea dell’Onu, a Roma il sismografo della politica segnala uno sciame sismico senza precedenti. Siamo alla vigilia dei «dieci giorni che cambieranno il governo», come li definisce il berlusconiano della prima ora Paolo Romani che ha appena riappuntato al revers la vecchia spilletta di Forza Italia. Dal 4 ottobre, giorno della seduta della giunta per la decadenza, al 15, quando il Cavaliere dovrà scegliere fra arresti domiciliari e affidamento ai servizi sociali, la maggioranza di governo può franare. «Sono ottimista, la stabilità ci sarà», ha appena detto Letta da Wall Street dove presenta l’Italia come «un paese virtuoso, giovane e credibile nel quale investire».

È un atto di fede, il suo, una certezza che gli deriva dalla massima copertura fornitagli dal Colle. Ma intanto ieri, mentre al Palazzo di Vetro il suo discorso spazia dalla crescita a papa Francesco, i parlamentari Pdl annunciano dimissioni in massa. Congelate, per ora.

Nel lato sinistro della maggioranza il clima non è meno caldo. Nel Pd la sceneggiata del Pdl sgomenta. Ma anche la ’verifica’ di governo che il premier prepara per mettere il parlamento con le spalle al muro – o la stabilità o la crisi – divide gli animi. Renzi, dalla sua newsletter, attacca di nuovo: «Per me è fondamentale che il paese si dia una scossa. I giornali hanno scritto che ho attaccato Letta solo perché ho detto che la stabilità è un valore mentre l’immobilismo no. Io credo che il governo delle larghe intese abbia un senso se fa le cose che servono all’Italia. Dire una cosa del genere significa attaccare Letta? Dai, su, siamo seri. Meglio essere franchi e dirsi le cose alla luce del sole che tramare nell’ombra».

Renzi punzecchia il viaggio del premier negli Usa per sponsorizzare l’operazione «Destinazione italia». «Per attrarre gli investimenti stranieri è evidente che è meglio avere un governo stabile. Ma se non semplifichi la burocrazia, non riformi la giustizia civile e amministrativa, non modifichi il regime fiscale puoi avere il governo più stabile del mondo, nessuno investirà da noi».

Il malumore non è solo dell’area renziana. Un gruppo di giovani parlamentari (Marroni, Orfini, Miccoli, Ferro, Gregori) chiede al capogruppo Speranza una riunione dei deputati sul caso Telecom, su cui il governo riferirà martedì. Ma sarà anche l’occasione, aggiungono quasi en passant, «per fare un punto sul piano Destinazione Italia approvato dal governo».
Nel Pd governista il fuoco in difesa di Palazzo Chigi inizia di mattina presto. Su La7, a Omnibus, il lettiano Boccia avverte: «Mi auguro che il governo imponga un chiarimento politico ai tre partiti di maggioranza su legge di stabilità, legge elettorale e finanziamento pubblico. Serve un sì o un no». Ma non ce l’ha solo con i berlusconiani. La «verifica immediata» serve anche nel Pd, «dove c’è qualcuno che pensa di fare l’anima bella perché siamo in una fase congressuale».

L’occasione sarà la legge di stabilità, sulla quale il premier potrebbe forzare la mano per costringere il Pdl ad accettare il programma economico del Letta.2, insieme ai collegati, una decina, concentrati sulla crescita economica per il 2014. Spiega il viceministro Stefano Fassina: «Ci saranno interventi che riguarderanno tutti gli spazi possibili, prevalentemente agiremo su dismissioni del patrimonio immobiliare e sulla spesa corrente. Speriamo che non sia necessario intervenire anche sul versante delle entrate». E se il Pdl farà mancare il suo appoggio «ne risponderà agli italiani».

Ora Letta gioca «in attacco per non farsi logorare», per dirla con le sue stesse parole. Domenica 29 andrà in tv: ha detto sì all’amico Fabio Fazio, alla trasmissione Che tempo che fa su Rai3. Poi inizieranno «i dieci giorni che cambieranno il governo». Durante i quali non starà con le mani in mano. Giovedì 10 andrà in parlamento per un’informativa sul semestre di presidenza italiana dell’Unione europea. Una «discussione anticipata per accogliere eventuali documenti e indicazioni», spiega il ministro Franceschini. Ma sembra un tentativo di stanare la sua maggioranza. Presentando come un fatto acquisito che sarà lui, Letta, e non un altro, il presidente di turno.

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