Cultura

L’etica del design

L’etica del design

Salone del Mobile Viaggio a Milano tra arredi, spazi e ambienti futuri

Pubblicato più di 11 anni faEdizione del 10 aprile 2013

Anche quest’anno Milano dedica una settimana al design di mobili, arredi, luci. Tra eventi ufficiali del Salon del Mobile, nella fiera progettata da Fuksas in periferia, e il Fuorisalone, ormai molto denso e ricco di appuntamenti, risulta sempre più difficile per il visitatore comprendere questa follia di derive urbane, stranianti e spesso troppo effimere.
Sono lontani gli anni in cui il design era pensato e realizzato per migliorare il nostro vivere quotidiano. Oggi è moda e tendenza, ma resistono ancora piccole iniziative auto prodotte. È il caso di Young Ethic Design, promosso da Bevisible+, a cui partecipano giovani e sperimentali designer del panorama milanese e italiano come Alessandra Borzacchini, Gennaro Comunale, Claudia Coppola,Dift architetti, Andrea Nani, Theo Design, Ze123, e Zatoo studio design. Proprio questi ultimi – Zatoo studio design, hanno elaborato una sedia che, partendo dalle scatole dei gessetti colorati, si fa modulare, composta di cilindri multicolore intercambiabili, enfatizzando la versatilità d’uso.
L’attenzione verso un design etico è ripreso, nel Salone ufficiale, da Arper, riferendosi alla famosa Bowling chair, progettata dall’architetto brasiliano Lina Bo Bardi nel 1951, pensata non come un oggetto di lusso bensì accessibile, capace di integrarsi in qualsiasi ambiente. Delle uniche due copie presenti nella Casa de Vidrio sono state studiate le dimensioni, la struttura interna e i particolari del rivestimento, consentendo ad Arper di ricreare un modello di analisi dell’oggetto per realizzarne poi i disegni tecnici e indagare i possibili miglioramenti. È una occasione per far conoscere, al di fuori del contesto brasiliano, l’opera di Lina Bo Bardi, a pochi mesi dal centenario dalla nascita, avvenuta a Roma nel 1914.
Sempre nella direzione sperimentale si inserisce il progetto Cellulae, ideato dagli architetti genovesi OBR, prodotta dall’azienda storica Artemide. La loro ricerca affronta nuovi sistemi di generazione spaziale che scambiano con l’ambiente e interagiscono con l’uomo. Il progetto prevede un sistema aperto costruito da una serie di moduli che creano energia e la accumulano localmente, si nutrono di anidride carbonica e producono ossigeno.
Ogni modulo ha una duplice spazialità: una interna che permette l’inserimento di diversi contenuti e una esterna per l’assemblaggio di più strutture modulari, generando architettura. I moduli possono configurarsi come oggetto autonomo – se considerati singolarmente – oppure come infiniti sistemi, se messi in serie tra loro.
Il modulo base consiste in una struttura cubica, trasparente e riflettente, ed è dotato di un’interfaccia attraverso la quale interagire con gli altri moduli. L’interfaccia di ogni modulo diviene il campo dove si genera l’interazione del sistema con l’uomo e l’ambiente.
Essendo il contenuto di ogni modulo «aperto» e implementabile, si viene a costruire un sistema, alle differenti scale, di paesaggio intensivo personalizzabile del quale «aver cura». Proprio l’aver cura del dettaglio è il tema proposto da Restart con la mostra Ossessione Italiana, dove il designer Maurizio Navone, olivettiano di formazione, reinterpreta e progetta nuovi oggetti, librerie e poltrone, proprio a partire da quella ossessione italiana per il design, i dettagli, le finiture. Questa rassegna dallo sguardo europeo, con lo scafo Riva e la sua ossessione sulla velocità insieme alle straordinarie architetture delle macchine per scrivere Olivetti, costituiscono la base di partenza del design inventato da Navone.
La breve e non esauriente lettura della settimana del design si conclude con un maestro del valore di Marco Zanuso, a cui l’Ordine degli architetti di Milano dedica una bella mostra che espone, oltre le architetture residenziali, i prototipi di poltrone, sedie e i disegni delle mitiche televisioni Brionvega, progettate insieme a Richard Sapper.

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