L’età dell’oro in tv è afroamerican
Televisione Autori, produttori, registi e attori black sono responsabili di alcuni dei più grandi successi dei network Usa. E ora arriva anche in Italia «Empire» di Lee Daniels dal 3 marzo su Fox, una serie a tinte soap tra hip hop, Shakespeare e Dallas
Televisione Autori, produttori, registi e attori black sono responsabili di alcuni dei più grandi successi dei network Usa. E ora arriva anche in Italia «Empire» di Lee Daniels dal 3 marzo su Fox, una serie a tinte soap tra hip hop, Shakespeare e Dallas
A sentire le lamentele dei commentatori, durante quest’ultima campagna Oscar, le donne e gli afroamericani sarebbero le Cenerentole di Hollywood. Ma basta aggiustare un po’ le dimensioni dello schermo e ci si trova di fronte a una realtà in cui «le minoranze» di sopra non sono solo adeguatamente rappresentate, ma stanno andando benissimo. Autrici, produttrici, registe e attrici sono infatti responsabili di alcuni dei grandi successi della nuova età d’oro della tv Usa. Lo stesso vale per autori, produttori e registi Afroamerican.
Dopo i grandi successi di Scandal e How To Get Away With Murder, e quasi superando le iperboli melodrammatiche alle quali ci hanno abituati le due serie della produttrice black Shonda Rhimes (tanto per dare un’idea, in questa stagione Olivia Pope viene rapita, messa all’asta e contesa da Isis, Iran e mafia russa) il nuovo fenomeno dell’annata televisiva americana è la soap opera hip hop Empire. Scritta e prodotta da Lee Daniels (il regista di Precious e The Butler), insieme a Danny Strong, Empire è –da sette settimane consecutive- protagonista di un scalata ai rating che Variety ha definito «fenomenale», «senza precedenti» e «indescrivibile».
La serie trasmessa su Fox (in Italia su Sky dal 3 marzo alle 21.50 su Fox) e aveva già dimostrato fiuto per la black tv più trasgressiva, con la serie dei fratelli Wyans In Living Colors, in onda tra il 1990 e il 1994. Un po’ Shakespeare un po’ Dallas, la nuova creazione di Daniels è la storia di un mogul discografico di Chicago che, dopo aver scoperto di essere mortalmente malato, deve decidere – come il re Lear- a quale dei figli lasciare il controllo del suo impero. Nel ruolo di Lucius Lyon, Terrence Howard ricorda una versione miliardaria del suo personaggio nell’hit indipendente del 2005 Hustle ‘n Flow, il protettore/spacciatore di Memphis Dj che, colpito da una crisi di mezza età, si butta sulla strada della musica. Come quelle di Dj, le origini della fortuna artistica e finanziaria di Lucius sanno di ghetto e di crimine. A dimostrarlo, i 17 anni di galera scontati (per droga) da sua moglie Cookie (Taraji P. Henson, anche lei da Hustle ‘n Flow) che, in leopardato attillatissimo e pelliccia bianca, esce di prigione all’inizio di Empire, decisa a reclamare la sua parte dell’impresa di famiglia. «Le strade non sono per tutti, per quello sono stati inventati i marciapiedi» è una delle tante battute miliari di Cookie, personaggio feroce in tutte le sue incarnazioni (moglie, mamma, amante, donna d’affari..) che chiama la nuova compagna di suo marito «Halle Berry mezza sega» e che detta la temperatura rovente della serie fin dal primo episodio.
A confronto con la furia di questa Joan Collins dei project, e con la spregiudicatezza felina di Lucius, che ogni tanto ricorda Jay Z e che si sente regolarmente al telefono con Obama, poco possono i tre figli/eredi: Andre, quello più grande, è il più business, sposato con una donna bianca; Jamal, quello di mezzo, è il genio musicale rifiutato dal padre perché gay, Hakeem (il rapper Yazz the Greatest), il minore, è una caricatura da gangsta rap, tutto catene d’oro, donne e alcol. Quando la fidanzata Tiana lo scopre nella vasca da bagno con Naomi Campbell, lo ricambia mettendosi con una modella bionda di nome India. Di che ti lamenti? chiede ad Hakeem suo padre, «guarda la cosa dal punto di vista della matematica: la tua fidanzata ha una fidanzata. Fai la somma e hai due fidanzate. Il sogno di un matematico! Pura trigonometria». Trigonometria proprio non è, ma nel mondo di Empire il ragionamento non fa una piega.
All’ intricato dramma di famiglia – che si dispiega con il ritorno a casa di Cookie, la lotta per la discendenza e il potenziale coming out di Jamal- Daniels e Strong aggiungono rivali d’affari di Lucius (tra cui Jud Nelson, la star del film di John Hughes The Breakfast Club) , un’imminente entrata sul mercato azionario e il maggior numero di momenti musicali possibile; meglio se ambientati sullo sfondo di party decadenti a cui viene invitata anche Courtney Love, nei panni di una ex star drogatissima.
In genere, a quelle megafeste, un gruppo di ricchi bianchi, potenziali investitori nell’impero di Lucius, finiscono sedotti dagli exploit di famiglia. A conquistarli, un po’ è il talento artistico e molto il senso di pericolo, perché Empire gioca volutamente sugli stereotipi e sui pregiudizi razzial/culturali.. anzi li rivendica.. La colonna sonora accessibile su iTunes, è del rapper produttore Timbaland. Tra gli ospiti d’eccezione, oltre a Courtney Love e Naomi Campbell , anche Patti LaBelle e Jennifer Hudson. Per la prossima stagione si parla di Denzel Washington.
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