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L’estetica maschile secondo Prada

L’estetica maschile secondo PradaG. Oldman, G. Edlund, J. Bell e W. Dafoe in una campagna di Prada

ManiFashion Come cambia la moda per lui nel nuovo millennio. Ombre e luci in passerella

Pubblicato quasi 11 anni faEdizione del 3 gennaio 2014

Il 7 gennaio, la moda inaugura il suo 2014 con la presentazione delle collezioni di moda maschile per il prossimo autunno/inverno. Ed è proprio da questo appuntamento imminente che nasce la riflessione sullo stile della moda maschile di questo inizio secolo. Se il Novecento ha dovuto aspettare la fine della Prima guerra mondiale per cambiare gli armadi, gli usi e i costumi di donne e uomini (le prime hanno finalmente accorciato le lunghezze, i secondi hanno incautamente perso l’uso della redingote che, almeno, li disegnava più eleganti) e anche se in questi anni la moda continua a declinare il passato, in questo 14esimo anno del XXI secolo la moda maschile può già registrare una doppia tendenza. La prima vive sugli allori un po’ consunti degli ultimi anni del novecento: citazioni di Rock e di 80-Rock-Barock, urban sport e un eterno sguardo nostalgico alla formalità dello stile stanco-impiegatizio da City Banker o da CEO con welcome benefit. La seconda viaggia autonoma, e con difficoltà, alla ricerca di nuove compatibilità con una gestualità, una figura, una forma e una cultura maschile in cambiamento.

Nel pur evidente immobilismo culturale, grazie alla moda si notano negli uomini cambiamenti più formali che sostanziali, dato che siamo costretti a leggere le cronache di femminicidio. Ma almeno la forma ci dice che molti uomini camminano su scarpe dalla suola sopraelevata e che moltissimi hanno abbandonato la borsa-cartella, portano camicie a fantasia, maglioni ricamati, felpe e pantaloni stampati, quasi in un recupero di quella esuberanza in natura dell’animale maschio (il pavone, il leone) che, come notava Elsa Morante, nell’uomo del ’900 era rimasta relegata nei colori della cravatta.

Chi più contribuisce a cambiare l’estetica maschile globale con il suo lavoro è l’italiana Miuccia Prada che, adoperando l’arma della dissonanza e della dodecafonia, mischia l’incompatibile per disegnare una figura di uomo più coerente con il mondo che ha intorno. Imitata da molti, è lei che per prima ha invitato gli uomini a salire su scarpe dalla suola alta dai 3 ai 6 centimetri regalando loro un passo più incerto perché più meditato, come lei la prima a fare degli strumenti della formalità borghese (giacche, pantaloni, cappotti e camicie) l’arma stessa per distruggere la formalità, dove accorciando l’orlo, dove stringendo i revers, dove colorando i colletti e inserendo le borchie sui modelli più classici di camicie e scarpe.

Nel 1968, mentre nelle strade di Parigi le femministe bruciavano i reggiseni, Yves Saint Laurent presentò il Nude Look: catturate dalla novità, le bourgeoises dei salotti mostrarono i seni, andando così contro i principi della loro classe sociale. In quel modo, YSL mise in atto una sottile operazione culturale e chi, allora, credeva in una moda che fosse espressione di una cultura del cambiamento non poteva che essere un saint-laurentiano. Per lo stesso motivo, oggi non possiamo fare altro che dirci pradiani.

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