Quando, nel 1954, Italo Calvino scrisse a Giuseppe Cocchiara per illustrargli l’intenzione dell’editore Einaudi di «porre mano a un piano organico di tutta la favolistica mondiale», non mancò di sottolineare che l’Italia non aveva mai avuto i suoi Grimm o il suo Afanasjev. Non esisteva, insomma, una raccolta nazionale di fiabe popolari sufficientemente rappresentative, nonché tradotte dai vari dialetti per risultare leggibili da tutti, anche se nel 1875 il filologo Domenico Comparetti aveva pubblicato Novelline popolari italiane, primo e unico volume di una mancata trilogia che avrebbe dovuto contenere fiabe di tutta Italia «tradotte in lingua comune» e che doveva...